ISIL e stallo istituzionale: Iraq nel caos

 
 
 
 
Il "premier" iracheno conferma che non intende rinunciare al suo terzo mandato e ha accusato il neo presidente, il curdo Fuad Masum, di non rispettare la costituzione. Massiccio schieramento di forze intorno alla "zona verde" di Baghdad. Gli Usa: Sostegno al presidente Masum dopo accuse Maliki.
 
 
 
A Baghdad in questi minuti sembra respirarsi aria di un golpe. È in corso uno scontro politico tra il premier uscente, lo sciita Nouri al Maliki - che non intende rinunciare al tentativo di formare per la terza volta un governo - ed il presidente, il curdo Fuad Masum, di cui ha chiesto al Parlamento la messa in stato d'accusa per violazione della costituzione.

Il tutto mentre dopo l'anticipazione della rete irachena Al Sumaria funzionari locali confermano di un massiccio schieramento di forze intorno alla "zona verde" di Baghdad, dove hanno sede tutti i palazzi governativi le ambasciate.

Maliki sostiene che Masum ha violato la legge non assegnando ancora a lui e alla sua alleanza l'incarico di formare un nuovo esecutivo. "Quanto sta avvenendo oggi è un golpe contro la costituzione, una sua deliberata violazione ad opera del presidente", ha dichiarato.

Subito dopo il discorso di Maliki, una dichiarazione sul profilo twitter del suo partito, la "Coalizione dello Stato di Diritto" - riferisce il Financial Times - afferma che "Maliki non è più il candidato del più grande gruppo (in Parlamento) e pertanto nel più alto interesse del Paese, si chiede la nomina di un candidato alternativo".

Usa appoggiano Masum

 Un alto funzionario del dipartimento di Stato Usa ribadisce e conferma il totale sostegno degli Stati Uniti al presidente iracheno, il curdo Fuad Masum, dopo le accuse del premier. Gli Usa, l'Onu e gli occidentali, hanno più volte fatto trapelare il loro fastidio per Maliki, accusato di alimentare le tensioni interconfessionali.

Il 30 aprile scorso il partito State of Law di Maliki è risultato il primo alle ultime elezioni legislative, conquistando 92 seggi sui 328 locali, lontani dalla maggioranza di 165. Da allora Maliki non è riuscito a formare una coalizione per ottenere la fiducia dal Parlamento, che si è insediato solo agli inizi di luglio.

Su questa crisi si è inserita l'avanzata da giugno degli jihadisti sunniti dello Stato Islamico (Isis) che hanno come primo obiettivo la maggioranza sciita come al Maliki. Avanzata che ha portato gli Usa a tornare a bombardare l'Iraq da giovedì scorso, dopo aver ritirato le truppe a fine del 2011.
 
 
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