L'Iran sostiene tutte le fazioni palestinesi in guerra contro Israele


 

Il sito in lingua persiana “iranwire.com” ha pubblicato recentemente un articolo riguardo al comunicato emesso dal generale Qasem Soleimani, comandante della Brigata Gerusalemme delle Guardie Rivoluzionarie della Repubblica Islamica dell’Iran, riguardante il recente conflitto di Gaza. Nell’articolo si parla di come nel messaggio del militare iraniano si esalti il ruolo di alcuni gruppi armati palestinesi: le Brigate Ezzeddin Qassam, le Brigate Al Quds, Abu Ali Mustafa, la Brigata dei Martiri di Al Aqsa e Nasser Salaheddin.  

Il legame tra l’Iran e le Brigate Ezzeddin Qassam è sempre stato molto stretto; questo gruppo è il principale tra quelli operativi a Gaza. Il feeling con Tehran non è mai venuto meno, nemmeno dopo le tensioni tra il braccio politico del gruppo palestinese, Hamas, e il governo iraniano, viste le diverse posizioni sulla Siria. La recente guerra di Gaza ha dimostrato il solido legame tra le Brigate Qassam e gli iraniani, nonostante il fatto che il braccio politico della milizia, Hamas, abbia ormai la propria sede principale all’estero in Qatar. I fatti e le dichiarazioni della dirigenza palestinese durante il conflitto con Israele hanno dimostrato però che il sostengo di Qatar e Turchia non si traduce in una fornitura di armi, ma solo di un appoggio diplomatico.  

Il gruppo armato palestinese in generale più vicino all’Iran è rappresentato dalle Brigate Al Quds, braccio armato del Jihad Islamico. Questa milizia è più in linea con gli iraniani rispetto a Hamas e non ha preso posizione contro il governo siriano.

Il terzo gruppo più importante a Gaza, nominato nel messaggio di Qasem Soleimani è quello della Brigata Nasser Salaheddin, ovvero una organizzazione paramilitare che nacque per mano di fuoriusciti di Al Fatah, il gruppo politico egemone in Cisgiordania, per dei contrasti riconducibili a critiche dei scissionisti riguardo agli accordi di Oslo, non riconosciuti da questi ultimi.   

Le Brigate dei Martiri di Al Aqsa sono il braccio armato del partito di Abu Mazen, egemone in Cisgiordania, ma in parziale dissenso con la dirigenza del movimento che fu di Yasser Arafat. Nel recente conflitto, nonostante l’opposizione del braccio politico, legato alla logica delle trattative e non della lotta armata, i Martiri di Al Aqsa hanno preso parte al conflitto, solidarizzando con i scissionisti di Gaza contro Israele. Il gruppo ha migliorato i suoi rapporti con gli iraniani dopo la guerra in Siria, quando arrivò addirittura un comunicato ufficiale nel quale i palestinesi lodavano il ruolo di Hezbollah nel conflitto.  

Le Brigate Abu Ali Mustafa sono il braccio armato del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e una parte importante del bombardamento di Israele nel recente conflitto di Gaza lo si deve proprio a questa fazione.

Questo aperto sostegno a questi gruppi da parte della Guardia Rivoluzionaria iraniana può essere letto come una messa in pratica di una nuova strategia voluta dall’ayatollah Khamenei, la Guida del paese persiano. Circa tre anni fa Khamenei disse che l’Iran avrebbe sostenuto ogni organizzazione che avesse combattuto contro Israele e ciò sarebbe avvenuto alla luce del sole.

Inoltre la Guida iraniana qualche settimana fa ha espresso la necessità che anche la Cisgiordania possa armarsi contro Israele. Il fatto che gli iraniani non puntino solo a Hamas o al Jihad Islamico aumenta le possibilità di Tehran di influenzare non solo le sorti del conflitto israelo-palestinese, ma accresce l’influenza iraniana in tutto il Medio Oriente, vista l’importanza che ricopre il ruolo di Israele in quell’area.

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