Salvini e le "spose bambine" in Iran

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T. Sforzin
 
 
L’urgenza di sintonizzarsi con gli umori della pubblica opinione può generare abbagli. Per un politico di professione l’urgenza è supponibilmente forte ed è quantificabile in voti, potere, pane. Niente di sconvolgente, ne dovrebbero convenire tutti: senza voti né potere è impensabile poter incidere la realtà ed è naturale per un politico, date le modalità seduttive del gioco democratico, cedere “alla facile chimera della pesca delle occasioni”. Come gira il mondo lo sappiamo tutti, Machiavelli lo mastichiamo un po’ e sappiamo anche che la mutevolezza della realtà virtuale, la sua rapidità sincopata, relega al dimenticatoio persino le peggiori fregnacce. Però ci piange il cuore. Il rischio è quello di vedere un potenziale leader degradarsi allo status di arruffapopolo, coccobello, imbonitore televisivo, degradando al contempo un elettorato in via di riconfigurazione, vero o virtuale, a clap organica in cerca di identità, a sommatoria di operatori interinali del re di Prussia, a collaboratori realisti più del re, con contratto di somministrazione.
 
Ma non stiamo parlando di Renzi. Nei giorni scorsi è stato l’altro Matteo, il Salvini ad aver gettato la rete sugli scogli e questa volta lo ha fatto scegliendo l’Iran, affermando, con l’autorevolezza conferitagli dal profilo pubblico Facebook, che l’età minima per il matrimonio di una ragazza sarebbe di 13 anni, con la possibilità da parte del padre o del nonno di “trattare il matrimonio con uomini a loro scelta”. Segue lo scontato affondo: “come Lega faremo di tutto perché non arrivino in casa nostra queste follie!”. A questo punto ci saremmo attesi una sequela di hastag come #noislam, #maomettoeraunpedofilo, #siallapolentaenoalcouscous, #matrimonicombinati, #larabbiaelorgoglio, #padroniacasanostra, #casamiaecasatua, #camelebarcheta, #grrr. Grazie al cielo gli hashtag non li sa ancora usare, tuttavia, 17.058 gradimenti e 1899 condivisioni, delizia per occhi velati, hanno reso l’idea dello stato di ignoranza nel quale si è piombati in un decennio di scontro di civiltà.
 
E’ sorprendente che un legislatore non conosca, almeno empiricamente, la differenza tra diritto formale e diritto sostanziale. Ed è altrettanto sorprendente che in anni di attività politica un Salvini non si sia ancora accorto dello scarto di tempo che sempre esiste tra l’evoluzione sociale e quella del diritto positivo. Non si pretende la conoscenza del miglior istituzionalismo di un Santi Romano, né un’erudizione da iranista o da islamologo. Sarebbe sufficiente constatasse che in casa nostra, lo stesso diritto canonico prevede un’età minima di 16 anni per l’uomo e 14 anni per la donna, al fine di poter contrarre matrimonio. La logica sottostante la norma è che con la pubertà, ovvero nel momento della maturazione fisica (coincidente con lo spuntare del pelo pubico), avvenga una maturazione anche psicologica, tale da poter permettere sia la manifestazione di un atto di volontà, sia la consumazione del rapporto sessuale, così da pervenire ad un atto giuridicamente valido: il matrimonio si potrà dire rato e consumato. La fissazione di un’età maggiore per la lecita celebrazione di un matrimonio è comunque stabilita dalla Conferenza Episcopale e sarà, ragionevolmente, in armonia con il diritto dell’ordinamento nazionale. In Italia, dunque, l’ordinamento prevede un’età minima di sedici anni (con l’istituto del’emancipazione), mentre fino al 1975, giova ricordarlo, era di 14.
 
Le logiche sottostanti al diritto islamico non sono così diverse dalle nostre. Il legislatore riconosce dei dati pre-giuridici, posti dalla natura e appunto, legifera. I dati sono, ancora una volta, la maturità fisica (bulugh, pubertà) e mentale (rushd). Il matrimonio, in linea teorica, è caldamente suggerito al sorgere del desiderio sessuale, giacché questo può essere estinto unicamente nel matrimonio, purtuttavia, la constatazione che la maturità fisica in se stessa non sia sufficiente affinché una persona possa gestire le responsabilità del matrimonio, ha finito con il rendere la maturità mentale altrettanto importante. Non c’è dunque da scandalizzarsi se in passato e in vari ordinamenti la maturità fisica a mentale (anche in contesti in cui la speranza di vita alla nascita era inferiore a quella di oggi), tendessero a coincidere. C’è da preoccuparsi piuttosto di come a livello globale le generazioni giovani maturino fisicamente prima delle generazioni passate ma emotivamente, impieghino molto più tempo per sviluppare legami consapevoli e duraturi. Ma questo è un problema morale non giuridico ed è bene mantenere distinte le due cose, non tanto per deferenza nei confronti del diritto sorto dall’Illuminismo ma per non cadere nel sensazionalismo postmoderno.

 Tornando al tema del matrimonio nell’Iran di oggi e quindi alla reale applicazione della normativa, non si può non constatare che dalla Rivoluzione, l’età del matrimonio si sia alzata dai 20 ai 28 anni per gli uomini, mentre le donne si sposano tra i 24 e i 30, cinque anni più tardi rispetto ad una decina di anni fa. E’ un’evoluzione sociale, dovuta probabilmente alla scolarizzazione elevatissima e che lascia desueti i limiti previsti dalla legge, peraltro in via di riformulazione da parte del Presidente Rohani attraverso il Vice Presidente Mowlaverdi. Nessuna sposa bambina dunque, se non in casi rarissimi, in villaggi remoti di un paese soggetto, più della Francia, ad un forte processo di inurbamento. E la poligamia? Rarissima e poco apprezzata, semi-desueta da diverse generazioni, a causa sia della mentalità che della forma che nel tempo la società ha assunto. E il consenso della sposa? In nessun caso una femmina può essere data in sposa senza consenso.
 
Concludendo, non si dia pena Salvini per le spose bambine in Iran. Non esistono. Questa volta “la rete per la pesca delle occasioni” l’ha sul serio gettata sugli scogli. Forse pensava di parlare di un popolo di straccioni che vagano in vaporetto per il Mediterraneo, di uomini sporchi, brutti, incazzati, balbettanti, marginalizzati alle periferie più degradate e ai baracci. Un popolo di uomini deboli, da colpire facilmente. Non ha incontrato nemmeno questi, non ha incontrato nemmeno le racchie, giacché le donne iraniane sono notoriamente bellissime ed affascinanti come poche altre al mondo. Salvini pensava di incontrare dei baluba in fuga dalla fame ed ha incontrato un popolo di giovani istruiti e raffinati, forieri di una cultura ultra millenaria, di prodotti culturali elevati. Ha incontrato uomini e donne che non mendicano quote di integrazione perché se ne prendono primeggiando. Ha incontrato uomini e donne che differentemente ai suoi supporter occidentalisti con l’anello al naso, gli hanno risposto in italiano.
 
 

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