Gli islamici che non si assumono le proprie responsabilità hanno rotto le scatole

Propongo ai gentili lettori del blog questo articolo dal titolo emblematico, "Gli islamici che vivono in Italia condannino l’Isis o vadano altrove" del vescovo di Imola. Aggiungo di più, i musulmani dovrebbero smetterla sempre di giustificare o condannare parzialmente le atrocità perpetrate, in ogni caso, in nome della loro religione. Tralasciando i fatatici e i pazzi che giustificano in toto l'ISIS, noto con un certo fastidio che gli argomenti, quando si vuole condannare l'ISIS, sono una sorta di scarica barile. La colpa, in fondo - così argomentano - non è mai dei musulmani, ma o è colpa dell'uomo bianco, cattivo e imperialista, che opprimendo e colonizzando i poveri e pacifici musulmani li costringono alla lotta armata, oppure è colpa dei governi dei paesi islamici coinvolti nel terrorismo dell'ISIS, in quanto, essendo questi governi laici, quindi anti-fondamentalisti o gestiti da qualche setta ereticale dell'Islam, discriminano i musulmani bravi, pii, ortodossi. E quindi, visto l'oppressione subita dai poveri musulmani, su due fronti, due facce della stessa medaglia, sempre secondo i musulmani bravi, pii, buoni e pacifici, ovvero l'imperialismo dell'uomo bianco cattivo e brutto da un lato e l'oppressione dei regimi laici o ereticali dall'altro - poveri islamici, sono proprio vittime di un complotto mondiale contro di loro! - ad essi, gli islamici oppressi, non riamane che la lotta armata. Insomma, è sempre colpa di qualcun altro, mai degli islamici stessi o della loro interpretazione religiosa. Io non direi solo "Gli islamici che vivono in Italia condannino l’Isis o vadano altrove", ma direi anche che "gli islamici che non si assumono le proprie responsabilità hanno rotto le scatole".
 
 
 
Soldato iracheno sgozzato dall'ISIS. "Condanniamo l'ISIS, ma è colpa dell'occidente, del governo siriano e di quello iracheno se succedono certe cose, visto che hanno esasperato gli animi e oppresso i musulmani, radicalizzando lo scontro." Questa potrebbe essere tranquillamente una frase pronunciata da qualche imam "moderato italiano".
 
 
(Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola) - Guardiamo cosa c’è dietro l’afflusso di profughi e immigrati via mare, dietro il numero ingente di giovani e di intere famiglie che dall’Africa e dall’Oriente sono entrati in Europa attraverso il “mare nostrum” nell’arco di un anno. Andiamo verso le centocinquantamila persone, entro l’anno arriveremo a quasi duecentomila. Certamente scopriremo non uno, ma una intera serie di conflitti drammatici, di problemi politici, di tensioni sociali. Per questo motivo si parla ormai di terza guerra mondiale in corso.
 
Contemporaneamente all’azione di risposta immediata all’emergenza, la cosa più importante da fare è guardare al di là del mare. Il che significa guardare anche – di riflesso – in casa nostra: non solo nei luoghi della politica, non solo in quelli degli affari, ma anche nei nostri atteggiamenti, nei nostri cuori. Ciò che mi interpella più direttamente in fondo è la mia stessa difficoltà a percepire il problema e il pericolo. E’ fatalismo, è rassegnazione? Cosa mi sta capitando? Guardiamo, dunque, distinguendo anzitutto tra profughi – in cerca di asilo – e immigrati – in cerca di lavoro.
 
Le guerre dalle quali i profughi fuggono non sono fenomeni naturali. Chi le provoca? Per quali interessi? Quali sono esattamente i contendenti? E’ doveroso informarci e venire informati da chi sa. Anche questo settimanale diocesano è chiamato a fare la propria parte. Alcuni allarmi drammatici sono stati lanciati, al termine di questo terribile mese di agosto, da vescovi siriani e irakeni, sul palcoscenico del Meeting di Rimini. E’ stata lanciata la proposta di ripetere Domenica  7 settembre, la giornata di preghiera per la Siria e il Medio Oriente che facemmo un anno fa su invito di papa Francesco.
 
Notiamo che nel frattempo il conflitto si è esteso e aggravato, anche se forse i politici sono diventati più circospetti, riconoscendo alcuni loro gravi errori. Il numero delle vittime comunque è in crescita; la persecuzione contro i cristiani si è estesa ad alcune minoranze religiose; la crudeltà e tracotanza delle bande armate hanno raggiunto il parossismo della bestialità. Di fronte alle azioni armate dell’ISIS, i popoli si appellano ai Governi e alle Autorità internazionali. Il mio parere è che dobbiamo essere esigenti con loro, come le coraggiose mamme dei soldati russi.
 
Uomini politici, avete il dovere di proteggere e difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone, altrimenti pagherete caro ogni silenzio e ogni atteggiamento di viltà. E noi cittadini finiamola di pensare ad altro o di prendercela in blocco con gli stranieri. Chiediamo piuttosto agli islamici presenti tra noi di mostrarsi uomini d’onore, di prendere posizione pubblicamente contro le persecuzioni e gli atti di crudeltà. Altrimenti dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalla nostra terra, perché nessuno vuole avere i nemici in casa. Sappiamo che sono intimiditi dagli integralisti, ma è arrivato il momento di rompere il circolo vizioso dei soprusi. La situazione è seria, mettiamoci tutti in moto senza tergiversare, superando sia il buonismo sia l’intolleranza.
 
 

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