Start up Iran

Start up Iran
 
 
Di certo non è stata la notizia del mese, ma il 28 agosto si è tenuta a Teheran la seconda edizione di Start up weekend, evento che raccoglie giovani imprenditori, sviluppatori, creativi e innovatori per mettere a confronto idee e progetti.
 
Già, proprio così: mentre in Occidente continuiamo a guardare alla Persia come a un Paese esoticamente immerso nel passato, nella Repubblica islamica si sta sviluppando un interessante movimento di start up digitali, cioè di nuove imprese, quasi sempre di piccole dimensioni, create da giovani.
 
Le start up in tutto il Paese sono circa duemila e lo scorso anno hanno dato vita a una decina di eventi come quello del 28 agosto.
 
A parlare per primo di Iran come nuova frontiera per le start up è stato Christopher M. Schroeder, imprenditore statunitense e autore del libro Startup Rising: The Entrepreneurial Revolution Remaking the Middle East. 
 
Schroeder è stato in Iran nel maggio 2014 ed è rimasto positivamente impressionato da quanto ha visto. In un articolo su Pando si era così espresso:
Immagina di essere un venture capitalist alla ricerca di un potenziale eccitante nuovo mercato. Esiste un Paese che ha due terzi della sua popolazione sotto i 35 anni, con una delle più grandi coperture Internet nella sua regione. La penetrazione della telefonia mobile è di oltre il 120% – il che significa che molte persone hanno più di un dispositivo – e il 3G  sarà implementato nel corso dei prossimi due anni. Tra i suoi vicini, il paese ha uno dei più alti PIL pro capite, e la maggioranza dei suoi laureati sono ingegneri del software. L’eCommerce è appena agli albori; soltanto pochissimi viaggi in questo Paese sono prenotati on line, nonostante sia una delle più grandi popolazioni al mondo in termini di consumi e costituisca una delle  destinazioni turistiche meno visitate del mondo. La sua posizione geografica lo pone al centro del commercio globale tra Nord e Sud, Est e Ovest. Sto descrivendo un Paese dell’America Latina? Dell’Europa orientale? Del Sud-Est asiatico? La Turchia? No: è l’Iran.
 
Chiunque abbia visitato di recente la Repubblica Islamica, non può non aver notato che nell’aria c’è qualcosa di nuovo. E anche chi in Iran non c’è mai stato, può ora avere una finestra su questa nuova realtà. E’ infatti on line Techly.co, un nuovo blog in inglese interamente dedicato alle “start up e alle tech news”. Un po’ stile TechCrunch, per intenderci.
 
I fondatori del blog sono Nasser Ghanemzadeh e Mobin Ranjbar. Il primo è anche amministratore delegato di Opatan, la prima startup cloud iraniana e co-fondatore di Iran Startups, la più grande comunità del settore in Iran.
 
Il secondo è un ingegnere informatico, fondatore di Shariksho, primo spazio di co-working in Iran.
 
Ghanemzadeh spiega:
Ci sono più di 100 startup in rapida crescita e ogni settimana ne nasce un’altra.
Ogni mese vengono organizzati incontri in diverse città iraniane e si cominciano a vedere i primi risultati. Digikala, sito di e-commerce, ha ricevuto 150 milioni di dollari di finanziamenti.
 
A Isfahan, bus e ambulanze utilizzano un GPS realizzato da una start up di sole donne. 
 
D’altra parte, lo scorso anno si sono laureati 700.000 giovani nel Paese e il 40% di loro sono donne.
 
Lo Stato, da parte sua, finanzia 31 incubatori di impresa, cercando però di orientare i nuovi imprenditori verso le attività programmate a livello governativo. E questo è spesso un limite, perché si rimane distanti dalle reali esigenze del mercato. Ma questo movimento di start up è anche frutto dell’onda di  “ritorno” della fuga di cervelli degli ultimi anni.
 
Chi anni fa si è trasferito in Usa o Gran Bretagna, oggi magari riporta esperienza e capacità nel Paese di origine. Non è nemmeno necessario un effettivo ritorno “fisico” in Iran. Lo scambio di idee e la collaborazione può avvenire anche a distanza, grazie a Internet. Il cui sviluppo è, anche per questo motivo, uno dei punti cruciali per il futuro dell’Iran.
 
 
 

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