“La nostra religione ha definito il posto delle donne nella società: la maternità. Donne e uomini non sono uguali, impossibili metterli nella stessa posizione. E’ contro la natura, perché la loro natura è differente”. Ne è convinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha partecipato a un evento sui diritti e sulle libertà delle donne, a Istanbul. Secondo il fondatore e a lungo leader del partito islamico Akp al governo, si deve parlare di “equivalenza” fra uomini e donne e non di “uguaglianza”, una precisazione che rischia di sollevare un’ondata di polemiche tra attivisti e associazioni per i diritti delle donne.
A supporto delle sue teorie, Erdogan ha portato l’esempio della condizione femminile nella regione dell’Anatolia negli ultimi decenni, dove “le nostre povere madri hanno sofferto enormemente e si sono ingobbite, mentre gli uomini giocavano a carte o a dadi nelle sale da tè. Un crimine”. Negli ultimi anni, Erdogan ha più volte chiesto alle donne turche di fare almeno tre figli e ha definito l’aborto come un “omicidio”, chiedendo di cambiare le leggi che le permettono.
Dura la reazione di Hulya Gulbahar, avvocatessa e attivista per i diritti delle donne: “I commenti di Erdogan violano la Costituzione turca, le leggi turche e le convenzioni internazionali sull’uguaglianza tra i generi”. Inoltre, ha rincarato Gulbahar, non aiutano gli sforzi che puntano ad attenuare l’alta incidenza delle violenze contro le donne nella società turca. Indignata la deputata Aylin Nazliaka, del principale partito d’opposizione, il social-democratico Partito Repubblicano del Popolo (Chp), che ha affermato: “Erdogan ha pubblicamente commesso il crimine di incitamento all’odio. Continuerò a battermi contro quest’uomo che non fa alcuna differenza tra terroristi e femministe”.
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