Alcune considerazioni sul 2014


 

Ali Reza Jalali

Quest’anno che si appresta a concludersi, era iniziato all’insegna del disgelo tra le potenze occidentali e l’Iran, disgelo segnato da alcuni passi simbolici, ma significativi: l’invito di una delegazione iraniana a Davos per il celebre meeting internazionale della finanza globale, il viaggio del Ministro Bray in Iran e la ripresa dei colloqui sul nucleare tra il 5+1 e l’Iran erano tutti indicativi di un nuovo corso nelle relazioni internazionali. Proprio a inizio anno il presidente Rohani dalla Svizzera ricordava come le relazioni fra l’Iran e gli Stati Uniti fossero entrate in una nuova fase sottolineando come per la prima volta da diversi decenni, i politici delle due nazioni avessero negoziato direttamente in modo costante su diversi problemi. (1) Nonostante queste aperture però le relazioni tra Iran e Occidente rimanevano tese e complicate per una serie di motivi riconducibili a una sfiducia o dei sospetti reciproci. Un caso emblematico fu quello, salito alla ribalta delle cronache a febbraio, riguardante una fornitura di armi iraniane all’Iraq.
 
Gli statunitensi espressero la propria preoccupazione riguardante l’aumento dell’influenza iraniana in Iraq: ma nel giro di pochi mesi, Iran e USA si sono nuovamente trovati dalla stessa parte della barricata, in modo specifico dopo la presa di Musul da parte dell’ISIS in territorio iracheno. Pur non facendo parte della coalizione internazionale, gli iraniani si sono impegnati nella guerra contro il gruppo radicale, con uno sforzo bellico ormai nemmeno tanto nascosto. Il fatto è assai più complesso però di una semplice alleanza tra USA e Iran contro l’ISIS. Andiamo alle motivazioni: da alcuni mesi è in atto una violenta recrudescenza dell’attività terroristica condotta da formazioni di insorti sunniti, autonominatesi Stato Islamico dell’Iraq e del Levante. La loro offensiva, che nel resto del Paese è stata portata con sanguinosi attentati, nella provincia di al Anbar (nel famoso triangolo sunnita a nord ovest di Baghdad che i soldati americani ricordano anche troppo bene) è sfociata in ribellione aperta, fino all’assunzione del controllo di città come Fallujah, e le forze di sicurezza hanno dovuto combattere aspre battaglie per riprendere in mano una situazione che, al momento, è tutt’altro che completamente ristabilita. La ribellione, che ha nei jihadisti la sua punta di lancia, si salda col malcontento delle tribù sunnite della zona, ostili al governo centrale, e minaccia di durare parecchio.
 
Essa è la punizione che i Sauditi intendono infliggere al premier e al suo Paese, per l’atteggiamento nel conflitto siriano, vicino a Bashar al Assad, contro cui conducono ormai da anni una feroce guerra per procura. Destabilizzando l’Iraq, essi intendono ottenere due risultati: ostacolare l’affermarsi di un asse sciita che dall’Iran arrivi fino al Libano attraverso la Siria, ora in fiamme, ed impedire che la produzione di greggio irachena possa riprendere appieno, riversandosi su un mercato saturo ed abbassando la quotazione internazionale. (2) L’avanzata dell’ISIS complica i piani al governo iracheno e Maliki è costretto alle dimissioni, sostituito però da Haider Abadi, proveniente dallo stesso partito di Maliki: insomma, la politica filoiraniana di Baghdad non cambia. Anzi, i curdi, che negli ultimi tempi si erano avvicinati alla Turchia di Erdogan, con la minaccia dell’ISIS sotto casa, tornano sulle loro vecchie posizioni filoiraniane, in quanto, a detta dei dirigenti del Kurdistan iracheno, l’Iran è il primo paese a soccorrere Erbil durante l’avanzata jihadista da Musul. Iran e USA quindi, magari per motivi diversi, sembrano essersi alleati contro l’ISIS in Iraq. Ma in Siria l’atteggiamento di Washington, almeno formalmente, rimane ostile nei confronti del governo di Assad.
 
Durante tutto il 2014 le relazioni tra Stati Uniti e Iran sono altalenanti; ulteriore crisi si prospetta quando viene presa la decisione da parte degli Stati Uniti di non concedere il visto all’ambasciatore iraniano all’ONU Hamid Aboutalebi. (3) Poi a complicare il tutto ci pensa anche un documento dell’UE che condanna l’Iran per le violazioni dei diritti umani. Il Parlamento europeo aveva difatti adottato una risoluzione sullo sviluppo delle relazioni tra Unione europea e Iran, il cui contenuto indicava chiaramente il governo iraniano come autore di sistematiche violazioni di diritti fondamentali nel paese. Il Ministro degli Esteri persiano, Mohammad Javad Zarif, liquidò il tutto come false e pretestuose accuse, aggiungendo poi che non avrebbe consentito la visita di alcuna delegazione del parlamento europeo in Iran. Dall’aumento delle esecuzioni capitali, al persistere delle discriminazioni sessuali, religiose ed etniche più un mancato rispetto, nelle scorse elezioni di Rouhani, degli standard democratici valutati dall’Unione Europea.
 
Forse proprio per queste accuse reciproche, gli iraniani, nonostante la nuova fase relazionale con l’Occidente, non chiudono i contatti verso le potenze asiatiche, anzi, il 2014 segna un aumento dei contatti dell’Iran con la Cina e con altri attori non occidentali, come la Russia. A settembre infatti l’agenzia iraniana Fars riferiva dell'arrivo a Bandar Abbas, principale porto della Repubblica Islamica - Golfo Persico - di navi da guerra cinesi. Per la prima volta una flotta militare di Pechino entrava nelle acque della regione. Inoltre il 2014 è anche l’anno di pesanti attacchi mediatici all’Iran, come la triste vicenda di Reyhaneh Jabbari, condannata a morte per l’uccisione di un uomo, secondo i difensori della ragazza, un presunto stupratore. (4) Il 2014 poi si chiude con la ripresa dei colloqui infiniti sul nucleare, senza un accordo definitivo, ma con la promessa di affrontare la vicenda nel 2015.
 
Insomma, l’anno si conclude con un bilancio altalenante nelle relazioni tra l’Iran e l’Occidente, con luci e ombre. Senza dubbio però quest’anno ha segnato dei progressi importanti, che potrebbero svilupparsi positivamente nell’anno venturo. Personalmente ho dedicato una parte importante del mio tempo a studiare le varie questioni dell’area islamica, pubblicando anche il mio terzo libro (5). Quest’anno poi ha visto la nascita, proprio in extremis, di un progetto importante, il Centro Studi Internazionale “Dimore della Sapienza”. (6) Spero che i lettori del blog siano rimasti soddisfatti del lavoro svolto dal sottoscritto; l’augurio a tutti è ovviamente quello di un sereno 2015, all’insegna della tranquillità e della calma, per tutti. Grazie e buon anno!






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