Finirà veramente l’embargo verso l’Iran? – ne parliamo con P.Buttafuoco

 

29 - 06 - 2015

Michele Fronterrè
Finirà veramente l’embargo verso l’Iran? - ne parliamo con P.Buttafuoco
Tra due giorni termina l’embargo nei confronti dell’Iran. Che ruolo può giocare l’Iran sullo scacchiere internazionale tenendo presente che l’Iran e la comunità sciita possono essere un argine al radicalismo wahabbita?
P.B. : Sicuro che finisca tra due giorni? E’ assai probabile un colpo di scena. L’Iran non è una Cuba colta nello sfinimento di un’illusione, quello del comunismo sudamericano. L’Iran è comunque la Persia. Una nazione centrale nello scacchiere del Grande Gioco in corso. Ed è l’unico argine. D’altronde, l’anti-arabismo, è l’unico argomento che trova d’accordo turchi, israeliani e iraniani.
 
Che prospettive ci sono per l’Italia, ad esempio per ENI ? 
P.B. : Eni è parte integrante dell’Iran contemporaneo. La cieca politica occidentalista ha costretto l’Eni a ridurre a sole due unità la loro rappresentanza. Gli iraniani hanno un pregiudizio positivo nei confronti degli italiani. E non solo nell’ambito culturale. Anche negli scambi commerciali. Furono chiamati gli italiani a realizzare l’autostrada che collega Teheran con il mar Caspio. E’ un’opera faraonica. Le aziende italiane, purtroppo, ebbero paura degli eventuali articoli di reprimenda del Corriere della Sera e quell’autostrada – il lettore vada pure a controllarne l’importanza nella cartina – la stanno realizzando i cinesi.
 
Sembra che mentre ufficialmente nessun vuol fare affari in Eurasia poi, sotto sotto, l’Europa che conta aggira embarghi e tutti fanno un po’ quello che vogliono, lasciando all’Italia solo la gestione degli immigrati. Che ne pensa?
P.B. : E’ così, e neppure sotto sotto. In Iran, embargo a parte, già sono presenti i tedeschi. E così i francesi. E l’intera regione centro-asiatica è un immenso bazar dove arrivano uomini d’affari assai lesti e molto pratici. Per quanto riguarda l’immigrazione, invece, vorrei segnalare che l’Iran ha – di fatto – creato un corridoio umanitario con l’Afghanistan, accogliendone i migranti.
 
Non è che anche quello di revocargli l’embargo è un trucco dell’Occidente per spezzare le relazioni dell’Iran con Cina e Russia, paesi verso cui si è orientato per sfuggire all’isolamento occidentale?
P.B. : Non ci sono fideismi nei bazar. E l’Iran, da quel che ho potuto verificare, non pratica dogmi, piuttosto le convenienze. Vale l’esempio dell’autostrada. Gli italiani non hanno potuto prendere quel lavoro per deficit di sovranità? Bene. Hanno chiamato i cinesi.
 
Di questa scia di tensione, in Tunisia, in Siria, in Kuwait, in Turchia chi si avvantaggia se Russia, Iran, e il Sud dell’Europa sono tutti in difficoltà: le prime per via dell’isolamento economico, le seconde per via della pressione migratoria?
P.B. : Questo è il tempo del caos. Se ne ricava solo guerra. Dobbiamo augurarci arrivi l’ingiustizia regolatrice.
 
Brzezinski sosteneva, già vent’anni fa, che l’Ucraina fosse il perno della terra di mezzo. Non è che primavere arabe, indipendenza della crimea, finanche gli scontri per il Gay Pride a Instanbul fanno parte dello stesso gioco?
P.B. : La favola insegna che argomenti suadenti, ragionevoli proposte e pacifiche richieste accompagnino lo Spirito del Tempo verso un unico scopo: la disintegrazione delle sovranità territoriali.
 
Ieri Lo speciale del TG1 era dedicato all’Iran. Il libraio intervistato dice: – qui i giovani leggono di tutto ?- Non è che quindi in Italia il problema è il troppo poco isolamento?
P.B. : In Italia chiude una libreria al giorno. Anzi, no, non chiude. Più precisamente muore.
 
Quando le telecamere del Tg1 entrano dentro l’ambasciata americana, usata oggi come parte della formazione per i giovani iraniani che studiano da pasdaran, la mente va alla Francia spiata dagli Usa. Già la Francia responsabile del crollo di Ben Alì in Tunisia. Tutto si aggroviglia, no?

 P.B. : Non rispondo, le consiglio un libro: Il Re del Mondo. Renè Guenon. Adelphi edizioni.
 
 

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