L`Italia punta al mercato iraniano


Rohani ha ricevuto i ministri con una delegazione di imprenditori.

Rafforzare la cooperazione economica e commerciale per non lasciarsi sfuggire l'occasione offerta da un grande mercato potenziale come l'Iran. Con questo obiettivo i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni e dello Sviluppo economico Federica Guidi saranno domani e mercoledì a Teheran, inserendosi nella corsa agli affari con la Repubblica islamica iniziata il 14 luglio scorso, giorno dello storico accordo sul programma nucleare iraniano. Una corsa non breve - le sanzioni finanziarie ed energetiche non saranno revocate prima della fine dell'anno - ma che necessita di occupare da subito le posizioni di testa. Per questo, i due ministri saranno alla guida di una delegazione di imprenditori: tra gli altri, Eni, Finmeccanica, Cassa depositi e prestiti, Sace. Altri rappresentanti di imprese italiane saranno invece in Iran nel prossimo mese di ottobre.
Gentiloni e Guidi hanno in agenda una serie di incontri con la leadership locale: il presidente Hassan Rohani, il capo della diplomazia Mohammad Javad Zarif, principale artefice dell'accordo sul programma nucleare iraniano con il Gruppo 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito Francia e Germania), il leader del Consiglio del discernimento Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, i ministri del Petrolio e dell'Industria, esponenti della Camera di commercio e della Banca centrale.
I due ministri italiani confermeranno la soddisfazione del governo di Roma per l'accordo raggiunto a Vienna con la Comunità internazionale, considerato positivo per ciò che evita, ovvero il rischio di una escalation militare e nucleare nella regione. Con la nuova intesa, la Repubblica islamica potrà anche giocare un ruolo cruciale per gli equilibri regionali. Secondo l'Italia, infatti, tutti gli attori della regione - e dunque anche l'Iran - dovrebbero essere chiamati ad assumere le proprie responsabilità nella soluzione delle situazioni di crisi, a cominciare da quella in Siria: Gentiloni ribadirà la volontà italiana di includere Teheran in tale approccio.
Ma la partita più difficile si giocherà sul piano economico. La sfida internazionale per la cooperazione con l'Iran è piuttosto complicata e l'Italia avrà il compito di difendere almeno le posizioni precedenti alle sanzioni. Nel 2014, anno di un primo parziale allentamento delle misure restrittive, l'interscambio tra i due Paesi si è attestato a 1,2 miliardi di dollari (prima dell'embargo era intorno ai sette miliardi) e le esportazioni italiane sono cresciute del 9,4%. Secondo fonti Sace, la rimozione delle sanzioni imposte all'Iran produrrà ulteriori enormi benefici per l'export e nei prossimi tre anni potrebbe esserci un potenziale fatturato di 19 miliardi. Tra i settori di particolare interesse per il nostro Paese figurano senza dubbio quelli petrolifero, energetico, meccanico, infrastrutturale, e dei trasporti. Una proficua collaborazione potrebbe esserci anche nel petrolchimico, nel siderurgico, nella industria per la Difesa.
Quote di mercato che andranno parzialmente erose a Paesi come Cina (primo acquirente di petrolio iraniano), Russia, India e Brasile, che negli ultimi anni hanno guadagnato posizioni nella cooperazione con la Repubblica islamica, e che dovranno essere contese a giganti europei come Germania e Francia e persino gli Stati Uniti. La prima vanta una lunga tradizione di rapporti commerciali con l'Iran; la seconda si è già mossa con i rappresentanti dei suoi principali settori produttivi, in particolare i big dell'auto Renault e Peugeot, mentre gli Usa, da fine 2013, hanno chiuso tre contratti con Boeing.
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