La resistenza di Hezbollah protegge la nostra identità


Vera Yammine, opinionista libanese appartenente al partito Marada, di religione cristiana: "Sono fiera del supporto militare che stanno dando alla Siria"



Il suo gruppo politico fa parte della coalizione dell’8 marzo fondata dal Generale Aoun, leader cristiano della Corrente Patriottica Libera, e da Hassan Nasrallah, capo sciita di Hezbollah (dall’arabo, “il partito di Dio”). L’alleanza trans-confessionale nata tra i due nel 2009, e che vede nella maggioranza parlamentare anche il patito Marada di Yammine si articola interamente sul concetto di nazione, promuovendo il dialogo intra-comunitario, l’edificazione di uno Stato forte che si pone come obiettivo la giustizia sociale, il ripristino delle relazioni siro-libanesi in chiave anti-israeliana, l’avvio di un processo d’integrazione per i rifugiati palestinesi presenti nel territorio, la difesa della sovranità del Paese, e la lotta ad ogni tipo d’ingerenza straniera attraverso il riconoscimento di Hizbollah in quanto movimento di resistenza “libanizzato”.
Quali sono le conseguenza del conflitto siriano per il Libano?
La geografia rende il problema molto serio e le conseguenze sono tante. La politica diventa geopolitica in questo caso. Il Libano ha una sola frontiera, quella siriana, perché a sud c’è il nemico israeliano. La Siria ci permette dunque di avere uno sbocco sul mondo arabo, e poi è una necessità. Chiaramente c’è in questo momento una diaspora siriana e noi siamo uno dei Paesi che accoglie più persone (nel Libano ci sono circa 1 milione e 200mila rifugiati siriani, ndr). Ma non voglio parlare di rifugiati. Io credo che sia tutto pianificato: l’obiettivo è quello di farli diventare dei rifugiati sul modello di quelli palestinesi. Chi destabilizza la Siria ha anche l’interesse di far diventare il mio Paese un grande campo profughi, senza identità, privo di influenza nella regione. Inoltre vorrebbero modificare la demografia, a discapito soprattutto dei cristiani maroniti.
Qual è la sua opinione su Hezbollah e il ruolo che svolge in Siria?
Da cristiana libanese, sono fiera di Hezbollah. Questa resistenza protegge la nostra identità e la nostra sovranità. Inoltre sono fiera del supporto militare che stanno dando alla Siria (i miliziani sciiti libanesi combattono principalmente nella regione di Qalamoun e nei dintorni di Palmira al fianco dell’esercito regolare, ndr). Difendendo la Siria, difendono il Libano. La geografia, e non solo, ci unisce.
Sappiamo che storicamente Libano e Siria hanno avuto un rapporto complicato. Come avete fatto a superare le divisioni visto che il suo partito Marada sostiene il governo legittimo di Bashar Al Assad?
Il partito Marada ha un’opinione chiara sulle relazioni siro-libanesi. La Siria ad esempio confina con l’Iraq, la Turchia, la Giordania, noi invece solo con loro. Ecco che il nostro interesse nazionale ci costringe ad essere filo-siriani nonostante qualche attrito storico. E poi al di là dei conflitti c’è da dire che i nostri popoli hanno una storia, un presente e un destino comune.
Ci può parlare della condizione della donna in Siria e in Libano?
In Siria su 280 parlamentari, 30 sono donne. Questi numeri esistono dai tempi di Hafez al Assad, dagli anni Settanta. La donna siriana è un esempio per il mondo arabo-musulmano. Fatevi un giro nel Paese e le vedrete in tutti i settori professionali, non solo in politica: nel giornalismo, nell’esercito, e via discorrendo.



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