L'Islam europeo al bivio fra estremismo e dialogo

 

Islam e integrazione
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Islam e integrazione

 

Francesco Peloso

  Città del Vaticano
 
 
 
 
 
 
 
 
C'è un rischio di radicalizzazione dell'Islam europeo? E' possibile ricostruire percorsi di dialogo fra cristiani e musulmani in un momento storico in cui troppo spesso religione e violenza vengono considerate una cosa sola? A questi e ad altri interrogativi stanno provando a rispondere in questi giorni vescovi e delegati per il rapporto con i musulmani delle conferenze episcopali europee. Nel monastero di Saint Maurice, in Svizzera (il più antico d'occidente che vanta una presenza ininterrotta dal 515), si sono infatti ritrovati una quarantina di esperti delle varie chiese del vecchio continente per un incontro organizzato dalla CCEE (la conferenza degli episcopati europei). Titolo del meeting che si svolge dal 13 al 15 maggio:  “Come cambiano i musulmani in Europa”.
 
A guidare i lavori il cardinale Jean Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux, ma fra gli interventi significativi c'è stato anche quello del cardinale Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. «Il dialogo – ha detto Tauran che ha affrontato temi e questioni delicate - è più che mai necessario. In primo luogo, perché la stragrande maggioranza dei musulmani non si riconosce in questi atti barbarici; poi, perché proseguire il dialogo, anche in un contesto di persecuzione, può diventare un segno di speranza». Il porporato ha sottolineato come negli ultimi anni vari fenomeni hanno contribuito a creare un'immagine negativa dell'Islam, fra questi «l'arrivo di molti musulmani nel continente attraverso l'immigrazione illegale» poi «la comparsa di jihadisti nati in Europa, che diventano rapidamente ‘soldati di Allah’» quindi «l'uso della religione musulmana da parte di alcuni per giustificare tali pratiche che fanno sì che ora, in Europa, l'Islam fa paura (troppo spesso, dire “religione” significa dire “violenza”)». «L'Europa – si è chiesto il cardinale - è diventata un rifugio per i movimenti fondamentalisti che forniscono istruzione di base ai giovani musulmani, promuovendo nel contempo un ripiegamento comunitario e un rifiuto del contesto ambientale?»
 
Tuttavia non ci sono solo le ombre, i dati negativi, in questa situazione. Fra gli aspetti positivi il presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, ha ricordato come si vada affermando sempre di più in Europa «la necessità di applicare i criteri dell'ermeneutica ai testi coranici” ha quindi ricordato che “un Ayatollah di Teheran, lo scorso novembre, ha detto che fede e ragione non sono incompatibili» mentre nel mese di gennaio è stata presentata presso la Pontificia Università Gregoriana la traduzione in Farsi del Catechismo della Chiesa cattolica. Secondo Tauran i primi a dover svolgere un ruolo attivo per l'eradicazione di una certa islamofobia crescente in Europa, sono le comunità musulmane del continente. «Devono affrontare - ha detto il porporato - gli estremisti e i terroristi che cercano una giustificazione religiosa per le loro azioni. Resta comunque la domanda: come essere un musulmano e diventare un europeo?»
 
Nell'aprire i lavori dell'incontro, il cardinale Ricard aveva posto una serie di interrogativi di fondo: «Che ne è dell'Islam, del suo vero volto? Ci può essere percezione pacifica della presenza dei musulmani nelle nostre società europee? Non costatiamo forse una radicalizzazione di alcuni musulmani? Come analizzare le diverse correnti che attraversano oggi le comunità musulmane? Che pensare di quei giovani che si “convertono” all'Islam e sono tentati di unirsi alle forze armate dello Stato islamico?».
 
Per il Cardinale Ricard, «l'evoluzione della situazione internazionale, il suo impatto sul continente europeo e gli attentati che hanno avuto luogo in diversi paesi europei hanno improvvisamente fatto prendere coscienza che il conflitto in Medio Oriente poteva raggiungerci nella nostra vita quotidiana». «Il dramma dell’espulsione dei cristiani in aree passate sotto il controllo dello Stato Islamico – ha spiegato ancora - ha toccato molti membri delle nostre comunità cristiane. L'affermazione di un Islam conquistatore e guerriero, da parte di leader di questo stato ha turbato le coscienze». Anche a causa di questi eventi si è assistito, secondo Ricard, a un aumento dell'islamofobia in Europa.
 
«Percepiamo nelle nostre società – ha osservato l'arcivescovo di Bordeaux - un aumento di reazioni islamofobe. Mi colpisce che queste vengono espresse sempre più apertamente, anche nelle nostre comunità cristiane. Notiamo che un certo numero di musulmani vive male il fatto di essere continuamente sfidato a dimostrare la propria fedeltà alle leggi delle nostre società europee, quando non sono considerati direttamente come 'quinta colonna', cioè complici di un islam duro e conquistatore». Rispondere a questo stato di cose significa, per il cardinale francese, «analizzare con realismo la situazione attuale ed esprimere nuovamente le nostre convinzioni con forza. Lo sappiamo: solo la via del dialogo, della conoscenza, della collaborazione e della stima reciproca, prepara realisticamente per il futuro. Questo è sia una sfida per le nostre società che una chiamata da parte del Signore».
 
 
"Vatican Insider, LA STAMPA"

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