MIGRAZIONI: editoriale di "Eurasia" 4-2015

  • MIGRAZIONI
    di Claudio Mutti
    Il termine migrazione indica uno spostamento di uomini o di animali da una sede
    ad un'altra; esistono perciò migrazioni di popoli e di persone singole, così come
    migrazioni di gru o di anguille. Considerato in relazione agli esseri umani (individui e
    collettività), il fenomeno migratorio si rivela alquanto complesso, sicché comporta
    diverse definizioni e classificazioni.
    Secondo l'ONU sono da ritenersi spostamenti migratori i cambiamenti di
    residenza aventi una durata superiore ad un anno, per cui restano esclusi fenomeni quali
    "il pendolarismo, il frontalierato, la transumanza, l'alpeggio, il nomadismo e quelle
    forme di spostamenti ciclici legati al bracciantato agricolo stagionale, alla vendita di
    manufatti prodotti direttamente, alla prestazione d'opera o di servizi stagionali"
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    .
    Considerata in base alla sua durata, una migrazione può essere permanente o
    temporanea, anche se una distinzione di questo genere non è sempre facile: un
    trasferimento che secondo il progetto iniziale doveva essere temporaneo può diventare
    definitivo, mentre un trasferimento progettato come definitivo può risolversi, per cause
    impreviste, in uno spostamento temporaneo.
    Per quanto riguarda l'ampiezza, le migrazioni possono essere classificate come
    intraregionali ed extraregionali, intranazionali ed extranazionali, intracontinentali ed
    extracontinentali.
    Rispetto al numero degl'individui migranti, si distinguono migrazioni per
    infiltrazione e migrazioni di massa. Nel primo caso, "il movimento migratorio si svolge
    mediante il trasferimento di singoli individui o, al massimo, di piccoli nuclei familiari"
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    .
    Alla categoria delle migrazioni di massa (spostamenti di popoli interi o comunque di
    grandi gruppi umani) appartengono invece le conquiste, le colonizzazioni, le invasioni.
    "Invasioni barbariche", ad esempio, è la locuzione preferita dagli storici italiani e
    francesi per indicare quel vasto fenomeno di spostamenti a catena che a partire dai secc.
    IV e V d.C. interessò popolazioni eterogenee del continente eurasiatico, per concludersi
    col loro insediamento su territori che in molti casi erano già appartenuti all'Impero
    romano e che comunque erano diversi da quelli di cui tali popolazioni erano originarie.
  • Come è noto, questo fenomeno migratorio è stato invece definito dalla cultura tedesca
    col termine più neutro ed anodino di "migrazioni di popoli" (Völkerwanderungen).
    In relazione alla volontà degl'individui che migrano, vi sono migrazioni definibili
    come volontarie (allorché si sceglie liberamente di trasferirsi altrove allo scopo di
    migliorare la propria condizione economica) ed altre qualificabili come coatte (in quanto
    determinate da costrizioni politiche o persecuzioni oppure da eventi bellici o catastrofi
    naturali).
    I cosiddetti fattori di spinta migratoria, ossia quelli che inducono ad emigrare,
    sono dunque diversi. Un potente fattore di spinta è quello economico, quando nel paese
    d'origine le opportunità di lavoro sono scarse ed il tenore di vita è inferiore rispetto alle
    aree scelte come destinazione. Vi sono poi fattori di spinta migratoria definibili come
    politici: guerre, conflitti etnici, persecuzioni ecc.
    Tra i fattori che agevolano il movimento migratorio, quelli sociali consistono
    nell'esistenza di una rete capace di assicurare un certo sostegno ai migranti appena
    arrivati nel paese di destinazione. Tale rete di relazioni sociali può coincidere con una
    comunità di connazionali che, già insediata nel paese prescelto, consente ad amici e
    parenti rimasti in patria di emigrare a loro volta, offrendo informazioni, risorse per il
    trasferimento e infine assistenza nella ricerca di una sistemazione. Si tratta di un
    processo a catena: "Se esiste una 'legge' in materia di migrazioni, è che un flusso
    migratorio, una volta avviato, si alimenta da solo"
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    . Ma la rete di relazioni sociali a
    sostegno dei migranti può anche essere costituita da organizzazioni non governative o da
    enti assistenziali, sia laici sia ecclesiastici, che coinvolgono le amministrazioni e la
    politica.
    A livello infrastrutturale, un fattore agevolante è rappresentato dalla disponibilità
    dei trasporti, legali e illegali, eventualmente affiancati dalle iniziative "umanitarie"
    organizzate dai governi.
    Infine, "risultato delle condizioni facilitatrici sociali e infrastrutturali,
    l'immigrazione è stimolata dal numero crescente di imprese clandestine che organizzano
    l'immigrazione illegale"
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    .
    Ai fattori di spinta migratoria si collegano le strategie specificamente concepite al
    fine di creare o manipolare un movimento migratorio di massa. In tal caso si ha a che
    fare con quelle che Kelly M. Greenhill (già assistente del senatore John Kerry e già
    consulente del Pentagono, presidentessa del gruppo di lavoro pubblico su conflitto,
    sicurezza e politica presso la Harvard Kennedy School of Government del Belfer
    Center) chiama "migrazioni progettate coatte" (coercive engineered migrations), vale a
    dire "movimenti di popolazione transfrontalieri che vengono deliberatamente creati o
  • manipolati al fine di strappare concessioni politiche, militari e/o economiche ad uno o
    più Stati presi di mira"
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    . La Greenhill individua tre distinte categorie di migrazioni
    strategicamente progettate: quelle espropriatrici, quelle esportatrici e quelle
    militarizzate. "Le migrazioni progettate espropriatrici sono quelle in cui il principale
    obiettivo è l’appropriazione del territorio o della proprietà di un altro gruppo o gruppi,
    oppure l’eliminazione di tale gruppo o di tali gruppi in quanto minacciano il dominio
    etnopolitico o economico di coloro che progettano la migrazione (o le migrazioni);
    rientra in questo caso ciò che è comunemente noto come pulizia etnica. Migrazioni
    progettate esportatrici sono le migrazioni progettate per rafforzare una posizione
    politica interna (espellendo dissidenti politici ed altri avversari interni) oppure per
    sconfiggere o destabilizzare uno o più governi stranieri. Infine, migrazioni progettate
    militarizzate sono quelle effettuate, di solito durante un conflitto armato, per acquisire
    vantaggio militare contro un avversario attraverso la spaccatura o la distruzione del
    suo centro di comando, della sua logistica o delle sue capacità di movimento oppure
    per rafforzare la propria struttura attraverso l’acquisizione di personale o risorse
    aggiuntive”
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    .
    Parlando dell'immigrazione clandestina di massa che ha sconvolto l'Europa nel
    2015, il presidente ceco Miloš Zeman ha inquadrato il fenomeno nello schema delineato
    dall'ex assistente di Kerry.
    “La cosiddetta crisi migratoria - ha detto Zeman nel corso di una visita ufficiale a
    Pardubice - è un’invasione organizzata, il cui scopo è quello di abbattere le strutture
    sociali, culturali, economiche e politiche europee. È un’invasione ben organizzata. Non è
    spontanea. Ci sarà un momento in cui l’esercito ceco dovrà agire per difendere i confini
    della Repubblica Ceca”.
    Insomma, come ebbe a dire un'altra docente universitaria statunitense
    l'11dicembre 2000, commentando la guerra in Cossovo, “È cambiata la natura stessa
    della guerra; adesso i rifugiati sono la guerra” (“The nature of war itself has changed;
    now the refugees are the war”).
    Le "migrazioni progettate coatte" (coercive engineered migrations) si
    configurano perciò come un'arma non convenzionale che, al pari di altre armi altrettanto
    non convenzionali (terrorismo, manipolazione dei media, pirateria informatica, turbative
    dei mercati azionari ecc.), viene usata per combattere quella che due celebri polemologi
    cinesi hanno chiamata "guerra senza limiti". È interessante e significativo il fatto che i
    due polemologi accostino George Soros a Bin Laden
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    : il famigerato "filantropo" è stato
    citato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán, in un'intervista rilasciata a Radio
    Kossuth, in relazione all'invio in Europa di sedicenti profughi provenienti dall'Africa e
  • dal Vicino Oriente. "Il suo nome - ha detto Orbán - rappresenta forse il caso più noto di
    coloro che sostengono tutto ciò che sovverte il tradizionale stile di vita europeo", mentre
    gli attivisti delle sue organizzazioni, fornendo assistenza legale e pratica agl'immigrati
    clandestini, "diventano inavvertitamente parte della rete internazionale di contrabbando
    di esseri umani".
    In seguito agli attacchi terroristici di Parigi attribuiti al Daesh (il sedicente "Stato
    Islamico"), è stata nuovamente presa in considerazione l'ipotesi di un rapporto tra
    movimenti migratori e terrorismo. In realtà, molti migranti hanno abbandonato la loro
    terra proprio per sottrarsi alla ferocia del Daesh o, comunque, alle condizioni
    catastrofiche create in Africa e nel Vicino Oriente dalle aggressioni occidentali. Tuttavia,
    data la mancanza di efficaci controlli alle frontiere dell'Unione Europea, non si può certo
    escludere che i flussi migratori, controllati da gruppi criminali, abbiano recato con
    anche elementi affiliati ad organizzazioni terroristiche o da queste facilmente reclutabili.
    "Da tempo - ha dichiarato un funzionario dei servizi d'informazione - sappiamo che il
    traffico di esseri umani sta attirando l'attenzione di milizie estremiste e formazioni
    terroristiche, incluso Islamic State. Sia come possibile metodo di veicolamento verso
    l'Europa di elementi ostili a loro affiliati, sia in quanto canale di finanziamento"
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    . In ogni
    caso, una massa di immigrati destinata a condizioni di vita precarie, all’emarginazione
    ed alla frustrazione non può non costituire un bacino ideale per l’azione di proselitismo
    dei gruppi terroristi.
    1. E. Squarcina, Glossario di geografia politica e geopolitica, Società Editrice Barbarossa, Milano
    1997, p. 96.
    2. E. Dell'Agnese, Le dinamiche demografiche, in: G. Corna Pellegrini - E. Dell'Agnese - E. Bianchi,
    Popolazione, società e territorio, Unicopli, Milano 1991, p. 144.
    3. M. Weiner, Global Migration Crisis, Harper Collins, New York 1995, p. 21.
    4. I.S.M. U., Primo rapporto sulle migrazioni 1995, Franco Angeli, Milano 1995, p. 64.
    5. "cross-border population movements that are deliberately created or manipulated in order to induce
    political, military and/or economic concessions from a target state or states" (K. M. Greenhill, Weapons
    of Mass Migration. Forced Displacement, Coercion, and Foreign Policy, Cornell University Press,
    Ithaca and London 2010, p. 13).
    6. "Dispossessive engineered migrations are those in which the principal objective is the appropriation
    of the territory or property of another group or groups, or the elimination of said group(s) as a threat to
    the ethnopolitical or economic dominance of those engineering the (out-)migration; this includes what
    is commonly known as ethnic cleansing. Exportive engineered migrations are those migrations
  • engineered either to fortify a domestic political position (by expelling political dissidents and other
    domestic adversaries) or to discomfit or destabilize foreign government(s). Finally, militarized
    engineered migrations are those conducted, usually during armed conflict, to gain military advantage
    against an adversary - via the disruption or destruction of an opponent's command and control,
    logistics, or movement capabilities - or to enhance one's own force structure, via the acquisition of
    additional personnel or resources" (K. M. Greenhill, Weapons of Mass Migration, cit., p. 14).
    7. Qiao Liang - Wang Xiangsui, Guerra senza limiti. L'arte della guerra asimmetrica fra terrorismo e
    globalizzazione, Libreria Editrice Goriziana, Gorizia 2001, pp. 101 e 118.
    8. C. Gatti, Migranti, un affare da 3 miliardi che finanzia anche il terrorismo, "Il Sole 24 Ore", 22
    novembre 2015, p. 4.

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