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Hassan Rouhani: "In Siria ad Assad non c'è alternativa. Con me l'Iran è un paese più libero"


Il presidente: "Subito cessate-il-fuoco, poi un accordo politico. Noi combattiamo l'Is, ma l'Arabia Saudita appoggia i terroristi. E l'America ora conta su di noi per battere il Califfato. Dopo le elezioni nuovo dialogo con gli Usa"
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"NEL BREVE termine non c'è soluzione al di fuori di Assad". A parlare della crisi siriana, ma anche dei difficili rapporti con l'Arabia Saudita e della nuova fase con l'America dopo la fine delle sanzioni, è il presidente iraniano Hassan Rouhani a conclusione della sua visita di due giorni in Francia.

Lei è stato dal Papa a Roma e da Francois Hollande a Parigi. Sulla scena internazionale l'Iran non è più un paria?
"L'Iran non è mai stato un paria, né prima né dopo l'accordo nucleare. Nel 2013 l'Assemblea generale dell'Onu accolse all'unanimità la mia iniziativa per un mondo senza violenza e senza estremismi. In quell'occasione incontrai molti leader europei: erano tutti contrari alle sanzioni e ebbi l'impressione che erano pochi a voler isolare l'Iran".

Con gli Usa vi siete scambiati prigionieri, intrattenete rapporti diplomatici. é una forma di normalizzazione?
"È difficile che in un tempo così breve tutto sia risolto. A Obama ho detto che intendiamo attenuare le tensioni tra i nostri Paesi e mi pare che si siano attutite. A elezioni concluse sia in Iran che negli Usa dovremo riprendere il discorso".

Stiamo assistendo a una svolta della politica americana nella regione? Un riavvicinamento con l'Iran e maggiore distanza con l'Arabia Saudita?
"La questione nucleare rappresentava un problema complicato e l'America ha avuto un ruolo importante nella sua soluzione. L'accordo è un passo avanti. Ora partecipiamo a riunioni sulla Siria con gli Stati Uniti. Sino a qualche anno fa sarebbe stato inconcepibile. Le cose sono cambiate. Gli americani ritengono l'Iran il solo Paese della regione in grado di combattere il terrorismo. In Iran, d'altronde, si tengono elezioni regolari, nei Paesi che ci circondano è raro che accada".

Si riferisce all'Arabia Saudita, con la quale i rapporti si sono interrotti in seguito all'uccisione di un dignitario sciita e all'attacco all'ambasciata saudita a Teheran?
"Tra i nostri Paesi sono avvenuti eventi spiacevoli. La condanna a morte del religioso sciita ha rattristato il popolo iraniano. D'altro canto, non approviamo ciò che è accaduto all'ambasciata saudita di Teheran. Un atto che ho condannato e ho fatto arrestare i colpevoli. Ma la reazione di Riad è stata sproporzionata".

Ripristinerete i rapporti diplomatici?
"Chi li ha interrotti deve compiere il primo passo e rimediare alla situazione creata. Penso che in futuro l'Arabia Saudita rimpiangerà le sue azioni. Noi non abbiamo compiuto gesti a cui dover rimediare".

Lei accusa i sauditi di finanziare il terrorismo e lo Stato islamico. Ha le prove?
"Basta domandare ai popoli di Iraq e Siria. Da dove viene questa idea di violenza? Chi è stato il primo a lanciare azioni terroristiche, a quale nazionalità apparteneva? Sono circostanze facilmente verificabili".

Siete pronti ad unire le vostre forze e collaborare con la coalizione internazionale della quale fanno parte anche Francia e Stati Uniti contro l'Is?
"Esiste una coalizione di cui fanno parte Iran, Iraq, Siria e Russia. Esistono molte coalizioni. Senza di noi, oltre a Mosul sarebbero cadute altre città irachene"

Quali esiti si attende dai negoziati sulla Siria di Ginevra?
"Spero si concludano il prima possibile, ma se così fosse mi stupirei perché in Siria ci sono gruppi in guerra contro il governo centrale e anche fra di loro. Ci sono ingerenze straniere e invii di armi. La soluzione alla crisi siriana è politica e sarà difficile raggiungerla in poche settimane. La questione siriana richiede sforzi da parte di tutti: deve essere una priorità. Per creare le condizioni adatte a un ritorno della pace e della stabilità tali da far rientrare i rifugiati nelle loro case, dobbiamo sradicare il terrorismo. In seguito si emendarà la Costituzione. I negoziati tra governo centrale e oppositori devono sfociare in elezioni. Ci sono molte cose da fare. Ma la prima è il cessate-il-fuoco".

I governi occidentali sembrano disposti ad accordarsi su Assad, malgrado i crimini da lui commessi.
"A commettere i crimini in Siria sono i terroristi. Decapitano innocenti, commettono massacri. Bisogna estirparli. Il futuro del governo siriano in questo momento è secondario. Nel breve termine non ci sono soluzioni al di fuori di Assad. Se vogliamo combattere il terrorismo dobbiamo aiutare l'esercito siriano, che non può svolgere il suo ruolo senza un solido governo centrale. Il dilemma Assad non riflette la realtà sul campo. Un domani ci si potrà pensare, ma l'Occidente deve capire che non si può scegliere al posto del popolo siriano. Dobbiamo ristabilire la sicurezza del Paese. Come organizzare elezioni valide, se il sessanta per cento del territorio è nelle mani dei terroristi? Come concepire il futuro in condizioni simili?".

A febbraio in Iran si votano le legislative. Alcuni candidati sono stati espulsi e lei ha espresso disappunto. Qualcuno vuol bloccare le sue riforme?
"Alla candidatura per le legislative si giunge attraverso diverse tappe. L'ultima parola spetta al Consiglio dei guardiani della Costituzione. Aspettiamo che si pronunci. Non bisogna deludere gli iraniani. Da noi ci sono correnti di pensiero diverse. Opporsi alla politica del governo è possibile. Ma deve accadere nel rispetto della legalità e della morale".

Durante la sua campagna aveva promesso passi in avanti su diritti umani e libertà d'espressione. Invece i giornalisti continuano a essere incarcerati, i minorenni vengono condannati a morte.
"Il governo agisce entro i limiti delle sue competenze che il popolo conosce bene. Il potere giudiziario è indipendente, come quello legislativo. Accade che tra i poteri non vi sia unità di vedute. Posso proporre all'Assemblea leggi ma non posso farle approvare. Posso avere una mia opinione ma è essenziale che la legge sia rispettata. Anche se non fossi d'accordo con un'iniziativa votata dall'Assemblea in quanto presidente sono costretto ad applicarla. Quanto alle promesse, ho tenuto fede a molte. Per altre, mi sforzo quanto posso. La situazione economica è migliorata, ma a causa del prezzo del petrolio ci aspetta un anno difficile. Tuttavia la situazione è diversa da quella precedente al mio
arrivo. Oggi si può criticare il governo in tutta libertà. Nelle università vi sono gruppi politici che si esprimono liberamente. Spero di riuscire a tener fede a tutte le mie promesse nel tempo che mi resta".

(Copyright Le Monde. Traduzione di Marzia Porta)

http://www.repubblica.it/esteri/2016/01/30/news/hassan_rouhani_in_siria_ad_assad_non_c_e_alternativa_con_me_l_iran_e_un_paese_piu_libero_-132351856/

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