Russia: una speranza per l'Europa?


Russia: una speranza per l'Europa? Di seguito un breve sunto della relazione del dott. Eliseo Bertolasi per la conferenza delCentro   studi   internazionale   Dimore   della   Sapienza   del   16   gennaio   2016   a   Brescia("Orban, Putin: ultime speranze per l'Europa?")

Per buona parte del Novecento l’Europa si è trovata divisa al suo interno, la politica della GuerraFredda  ha costretto il continente a vivere una separazione che si è fatta sempre più radicale nelprocedere del secolo. Questa dicotomia, abilmente utilizzata dalle strategie di  soft power  da parte angloamericana hasicuramente contribuito a creare al di qua del Muro, in Occidente, l’idea di un’“alterità dell’Est”.Tale presunta alterità non la si può semplicemente liquidare facendo riferimento alla distanza che la“Cortina di ferro” posizionò  tra le due parti dell’Europa, tanto vicine geograficamente quantolontane politicamente, ma è evidente il richiamo alla  teoria dell’“alterità slava”, molto  cara alnazismo, mai del tutto abbandonata durante la Guerra Fredda e che, ancor oggi, agisce sottotracciae fa percepire lo slavo come “diverso”, e non solo l’URSS, prima, ma in buona misura anche laRussia attuale, come “l’Impero del male”. È noto l’ordine di annientamento implicito alla “guerra razziale” (Rassenkampf) contro i “popolideclinati” che prefigurava la guerra nazista contro l’URSS. Fu la stessa crudeltà dell’invasione tedesca all’URSS la dimostrazione chiara che la guerra eracontro il popolo russo ritenuto “inferiore”.Durante la “Grande Guerra Patriottica” il popolo sovietico, in maggioranza russo, per liberarsidall’occupazione nazista sacrificò sull’ara della vittoria almeno 20 milioni di vittime, non solo,l’Armata Rossa arrivò fino a Berlino. La storia lo dimostra ampiamente,  la Russia, nel corso della sua storia millenaria  ogni qualvoltaminacciata dall’esterno è sempre riuscita a sconfiggere i suoi invasori. Pur d’arrivare alla vittoriafinale ha sempre espresso un’enorme capacità di mobilitarsi, e di mettere in campo tutte le suerisorse militari e civili. Certamente il più delle volte, la Russia ha combattuto semplicemente pernon aver avuto altra scelta: o combattere, o soccombere, tuttavia nelle sue lotte c’è sempre qualcosad’ideale e di profondamente sacro che va oltre il raggiungimento della vittoria militare. Nessuno meglio di Aleksandr Nevskij principe di Novgorod può rappresentare la figura classica del“santo guerriero”, tipologia lontana dalla sensibilità contemporanea occidentale, ma ancora viva trai russi. Nel 1240 Nevskij si trovò a dovere respingere un massiccio attacco degli svedesi cheavevano invaso il suo principato. In questo frangente, chiamato a raccolta il suo piccolo esercito, sirivolse ai soldati con queste parole: «Dio non è nella forza ma nella verità. Alcuni confidano neiprincipi, altri nei cavalli, ma noi invocheremo il Signore Dio nostro!»Naturalmente in occidente si sente dire che se la Russia combatte, lo fa con dei secondi fini diegemonia,   per   tutelare   i propri   interessi   e   per   aumentare  la  sua  sfera   d’influenza   militare   e geopolitica. Questi sono gli strumenti di lettura con cui l’occidente si rapporta non solo alla Russiama al mondo intero: nessuna sacralità, nessuna nobiltà d’intenti, né alcuna base ideologica, se nonmero profitto economico.Anche per questo la Russia, da sempre, rappresenta una  barriera  che ostacola il dilagare degliinteressi occidentali su tutto il resto del pianeta. Tanto più s’interpone a questi progetti egemonici,tanto più viene attaccata, offesa, diffamata, ora anche “sanzionata”.  
L’URSS è crollata da oltre vent’anni, ora, nonostante non ci sia più il comunismo da combattere econtenere, nonostante il Paese presenti una struttura economica di tipo liberale pienamente inseritanei circuiti finanziari mondiali.. la Russia attuale continua a essere percepita come una minacciadall’occidente. La Russia è un Paese immenso, straordinariamente ricco di risorse prime, ma questa non è la suasola prerogativa, oggi la Russia riesce ancora con la sua potenza militare ed economica a sfidare ipiani d’egemonia unipolare globale da parte degli Stati Uniti. Lo fa non solo nei proclami, ma anchenei fatti (lo vediamo col suo intervento contro l’ISIS in Siria), al fine di realizzare un’auspicabilemondo multipolare che si basi sull’equilibrio di più centri di potere a livello planetario.Conseguentemente, demolire o almeno ostacolare questo progetto russo rimane uno degli obiettiviprimari degli Stati Uniti. Come sostiene anche Diego Fusaro, del resto, è questo il nucleo delle cosiddette “rivoluzionicolorate” che hanno coinvolto alcuni Stati postsovietici, passando per la Serbia (2000), la Georgia(“Rivoluzione delle Rose”, 2003), la Libia, la Siria, fino all’Ucraina (“Rivoluzione Arancione”,dicembre 2004 – gennaio 2005), Kirghizistan (“Rivoluzione dei Tulipani”, 2005) e al Venezuela. Illoro obiettivo è sempre il rovesciamento dei governi in carica, in modo da favorire il transito delPaese sotto l’egemonia americana: la tecnica e le strategie sono sempre le stesse, e come pure il“marchio di fabbrica” americano1.Anche il colpo di stato in Ucraina che con la violenza, attraverso la protesta di Maidan, nel 2014 hadestituito il legittimo presidente Viktor Yanukovich per sostituirlo con un governo totalmente pronoagli interessi di Washington rientra in questa azione d’interferenza alle prospettive russe. Non dimentichiamo   che   la  stessa  Victoria  Nuland, assistente  segretario   di  Stato   per   gli   affarieuropei ed euroasiatici del Dipartimento di Stato USA con gli eventi di Maidan ha dichiarato:«Abbiamo investito 5 miliardi di dollari per dare all’Ucraina il futuro che merita»2.L’intervista che mi ha rilasciato a Mosca l’ex-premier ucraino Mykola Azorov, nel novembre del2015 a due anni di distanza dall’inizio dei disordini di Maidan, è pienamente esplicativa3, di quantogli Stati Uniti e i propri accoliti europei, arrivarono a delle palesi e gravissime ingerenze all’internodell’Ucraina, un paese sovrano, pur di contrastare gli ottimi rapporti tra Russia e Europa e contenerele aspirazioni russe di reintegrazione di uno spazio post-sovietico in grado di rappresentare unvalido polo economico e geopolitico alternativo alla potenza statunitense.-  Eliseo  Bertolasi:  “In   qualità  di  legittimo  rappresentante  del  governo   ucraino  in  quel  datoperiodo, La  prego di rispondere alla mia domanda: perché  il legittimo  governo ucraino nonfermò il tentativo di colpo di stato? Il governo ha il potere di usare legalmente le forze di polizia ealtre forze speciali. Se una Maidan fosse accaduta a Roma, New York o Parigi, la polizia inquesti paesi avrebbe rapidamente risolto la situazione sventando così il tentativo di colpo di stato,ma in Ucraina, questo non è successo e il risultato fu la capitolazione del governo. Perché èandata così?”– Mykola Azarov: “Lei è il primo giornalista occidentale che in un dialogo con me da una talevalutazione dei fatti. Lei è il primo ad aver esattamente valutato la situazione. Dal 2013, hoincontrato, probabilmente, centinaia di giornalisti stranieri, anche di testate di fama mondiale, tracui americani, tedeschi e così via. Tutti come una voce sola mi hanno detto che la protesta diMaidan, è stata un mezzo di lotta del popolo ucraino contro un regime corrotto e marcio. Era una1 Cfr., Diego Fusaro, Il futuro è nostro, filosofia dell’azione, Milano,Bompiani, 2014, p. 481.2 Regime Change in Kiev: Victoria Nuland Admits: US Has Invested $5 Billion In The Development of Ukrainian, “Democratic Institutions”, 9/02/2014,http://www.informationclearinghouse.info/article37599.htm 3 http://www.vita.it/it/interview/2015/11/10/maidan-due-anni-dopo-il-retroscena-della-rivolta-anti-russa/17/ 
la lotta del popolo per la democrazia e la libertà. Ma io sapevo qual era la situazione reale. Peresempio:  gli   americani   davano   denaro,  diedero  istruzioni  a  Yatsenyuk   e   a   Klitschko,  i   qualigiornalmente, come fossero al lavoro, si recavano all’ambasciata americana. So che Biden chiamòil presidente Yanukovich con la richiesta di non usare in nessun caso la forza contro i manifestanti.Biden impose espressamente di negoziare con i manifestanti, altrimenti avrebbe imposto sanzioni(all’Ucraina n.d.t.).Il 20 gennaio (2014), di persona sono volato dal presidente della Svizzera, che in quel momento eraanche il presidente dell’OSCE (a quel tempo, la Svizzera era alla presidenza dell’OSCE). Gli hoposto la stessa domanda che solo lei mi ha appena rivolto. Gli ho chiesto: “signor Burkhalter,immaginiamo di essere seduti io e lei, e nel frattempo l’edificio in cui ci troviamo viene presod’assalto da banditi armati che lanciano su di noi bottiglie incendiarie. Sappiamo che hanno armi,e che se dovessero irrompere all’interno dell’edificio ci distruggerebbero. Quali sarebbero le vostreazioni?” Immediatamente divenne nervoso e mi disse: “In nessun caso voi dovrete usare la forza,obbligatoriamente dovete negoziare pacificamente”. Gli ho risposto: “Lei negozierebbe con talicriminali?”.A proposito del viaggio in Svizzera, alcuni ucraini vennero a conoscenza del   mio imminenteincontro con Burkhalter, davanti all’entrata della residenza presidenziale appesero un manifesto asostegno del   Maidan.  Sono  stato  avvertito che  mi  aspettava  un   picchetto   di 2-3   ucraini,  maall’arrivo non c’era alcun picchetto. Non vedendolo, chiesi che fine avesse fatto. Mi risposero chenon essendo autorizzato, la polizia, arrivata sul posto, aveva già provveduto ad ammanettare e aportar  via   i   manifestanti.  Ecco   un   esempio   della   democrazia   svizzera.   Ma,   nonostante   tutto,Burkhalter mi consigliò vivamente, in ogni caso, di non usare la forza. Di fatto, si trattava di uncomplotto orchestrato dagli americani, nel quale, gli stessi americani, hanno tirato dentro anchegli europei.  In Ucraina, il governo si occupa delle questioni della società e il presidente è il garante dellasicurezza  nel  Paese.   Secondo   la  costituzione   al   presidente   sono subordinate tutte   le   forze   disicurezza, comprese, la polizia, l’esercito e i servizi di sicurezza dello Stato.Purtroppo, il presidente Yanukovich mostrò segni d’indecisione, ascoltava le opinioni di chi glistava intorno: “Ma cosa diranno?”. Su questo tema eravamo in evidente divergenza. Il mio ufficio con vista sulla piazza si trovava a cento metri dalle barricate, in qualsiasi momento,avrebbero potuto rovesciare le barricate e assaltare l’edificio. L’edificio era sorvegliato da 5-10persone. Ero a una riunione del governo, dissi: “Come può il governo operare in questa situazione? Finchéla protesta era pacifica non abbiamo usato la forza, ma il periodo delle manifestazioni pacifiche èfinito!”. In quel momento erano già state prese le amministrazione regionale nella città di Lviv, diRivne, di Ternopil, di Lutsk, e così via. Tutta la parte occidentale dell’Ucraina era ormai persa.Ho incontrato la Nuland mi disse: “È necessario creare un “governo di unità nazionale”, le horisposto  che   non   era previsto dalla  costituzione  ucraina.  Di fatto,  la   Nuland,   mi   propose dirassegnare le dimissioni. Per ben due volte ho ricevuto un voto di fiducia in Parlamento, in base ache cosa avrei dovuto rassegnare le dimissioni? Perciò Putin aveva perfettamente ragione quandoparlava   di   trama,   abbiamo   avuto   le   stesse   informazioni.   Quando   all’aeroporto   di   Boryspolatterrarono due aerei da trasporto militare degli Stati Uniti, con a bordo 20 tonnellate di carico, gliamericani chiesero a Yanukovich di spedire tutto all’Ambasciata americana senza esaminarne ilcontenuto, naturalmente, ci rendemmo conto che non si trattava di posta diplomatica.Ora Obama ha apertamente ammesso che gli americani parteciparono al cambio di potere inUcraina. È stato riconosciuto dallo stesso presidente degli Stati Uniti. Che altro si può dire!”.

Commenti