Islam ed Europa. Intervista ad Adolfo Morganti



 

A cura di Ali Reza Jalali


La convivenza pacifica tra i popoli è da sempre una delle ambizioni dell'essere umano, soprattutto in contesti come quello europeo contemporaneo, dove per via di fenomeni quali la globalizzazione economica, persone di diversa cultura e religione si trovano a vivere insieme. Ciò vale soprattutto per le comunità islamiche d'Europa, le quali tendono ad essere al centro delle attenzioni pubbliche per via di problemi come l'estremismo religioso, la difficile integrazione nel tessuto sociale locale e la diffidenza generale nei confronti degli immigrati.

Adolfo Morganti, Presidente dell'Associazione Identità Europea
 

Prof. Morganti, lei come editore (edizioni Il Cerchio) si è spesso impegnato nella pubblicazione di testi con l'obiettivo di fare chiarezza sul problema islamico in relazione alla civiltà europea. In che misura pensa di aver ottenuto buoni risultati in questo senso?

La Casa editrice Il Cerchio nasce nell'ormai lontano 1980 esattamente al fine di dare vita ad uno spazio aperto di confronto e di riscoperta della necessità dell'esperienza del sacro per l'edificazione di una civiltà libera dai cascami della modernità.
Il suo stesso nome richiama alla ricerca di un Centro, da cui ogni Cerchio nasce. Benché ognuno di noi avesse in quegli anni riscoperto anche con fatica la vitalità del grande tronco dell'esperienza spirituale cattolica, con particolare attenzione ai suoi aspetti monastici e cavallereschi, una costante attenzione verso le altre grandi Tradizioni religiose ci è sembrata immediatamente indispensabile: se non altro in quanto l'ampiezza della battaglia epocale in corso allora come oggi ci pareva tale da non consentire di escludere il contributo che le altre grandi Tradizioni religiose poteva dare ad un auspicato contrattacco rispetto alla degradazione postmoderna planetaria.
Lo stesso strumento editoriale va visto come mezzo rispetto a questo fine. In quest'ambito, seguendo il coraggioso lavoro di Franco Cardini, abbiamo editato, ossia dato voce italiana, sia a classici del pensiero islamico dal medioevo ad oggi, sia a studi di importanti figure del pensiero islamico contemporaneo; per non parlare di grandi studiosi italiani del mondo islamico come Pio Filippani Ronconi, di cui siamo orgogliosi di aver ristampato opere altrimenti destinate all'oblio, e lo stesso Cardini; infine, alcuni giovani studiosi italiani.
Con la nostra piccola spada, abbiamo punzecchiato al meglio il ventre del drago.

L'Islam oggi non è solo qualcosa di "esterno" all'Europa, ma orami sembra fare parte, in un modo o nell'altro, del tessuto sociale del vecchio continente. Quali potrebbero essere secondo lei le vie per migliorare l'interazione tra musulmani e non musulmani qui?

L'Europa è un continente in profondissima crisi di significato. Ogni aspetto della sua crisi sociale, culturale, politica ed economica dipende - ne sono certissimo, avendo ricevuto questa coscienza da decenni di precursori che ne hanno inquadrato e previsto l'implosione, comunicandocene la profezia - da una precedente crisi d'ordine spirituale giunta alla feccia: l'Europa, oggi, non ha più un senso soprattutto per gli europei.
Un aspetto tipico di questa apoteosi dello svuotamento di sé è la paura delle identità altrui, e più queste identità sono ancora forti ed in parte ancora oggidì integre, più questa paura aumenta.
In tal modo al buon europeo medio, che non eleva nemmeno il proprio panico al di sopra della difesa di quanto rimane di una prosperità materiale individuale di piccolo cabotaggio, per giunta oramai al tramonto, fa paura non solo l'Islam, ma anche l'Ortodossia: quella russa, ad esempio. E la paura lo blocca, rendendogli impossibile la gestione di ogni sfida epocale, come quella migratoria.
L'Europa della postmodernità è, temo, un morto che cammina in maniera irriflessa, e non sarà certamente sufficiente rivolgersi strumentalmente verso Papa Francesco per ridar vita a quanto è stato quasi ucciso: ucciso da secoli di cosciente lotta contro le radici storiche, culturali e spirituali dell'Europa stessa, quella vera, quella di sempre.
Di contro un'Europa viva, in grado di far propria una rinnovata fiducia in un progetto di civiltà che sappia riprendere oggi i capisaldi culturali ed antropologici dell'antica eredità imperiale, sarebbe a mio parere in grado di relazionarsi con l'Islam (nelle sue differenti articolazioni) in modo tanto chiaro quanto franco.
Ricordo solamente quanto le relazioni fra le 3 religioni abramitiche fossero intese e vissute all'interno dell'Impero Austro-Ungarico, e questo a 100 anni dall'inutile strage della 1° guerra mondiale, quindi solamente 100 anni fa.

Se la religione musulmana ha un rapporto con la civiltà europea, sia nel senso di un "incontro" tra le civiltà, sia, perché no, di uno "scontro", ciò non è di certo un fatto nuovo, ma ha una sua storia abbastanza lunga. Quali sono secondo lei le differenze o le similitudini tra il rapporto Islamo-Europeo contemporaneo e quello, ad esempio, medievale?

Mi riallaccio a quanto detto sopra. Chi non ha identità (o, peggio, rifiuta la stessa prospettiva di riscoprirne una) non ha alcuna possibilità di comprendere altre identità; al contrario, nell'incontro-scontro secolare che dal VII al XVIII secolo ha coinvolto Islam e Cristianesimo nello spazio del Mediterraneo sono maturate sfide che hanno reso grande e forte l'Europa e il suo pensiero: ricordo qui solamente la grandiosa figura del Beato francescano Raimondo Lullo, di cui nel silenzio più assoluto sta passando il 7° centenario della morte.
La pace e la guerra vanno quindi colti come momenti differenti di un rapporto culturale e spirituale sempre profondo e paradossalmente utile per tutti. Di questa grandezza, che rimane all'interno delle simmetriche caricature degli scontri fra fondamentalisti islamici e "crociati" del nulla che ammorbano i mass media di tutto il mondo?

In conclusione, riusciremo a trovare un punto di incontro, qui ed ora, tra Islam ed Europa?

Fra Islam e Cristianesimo oggi i punti d'incontro sono certamente più numerosi dei punti di frizione, al netto delle deformazioni che i vari fondamentalismi (un morbo occidentale che ha contagiato nel corso del XX secolo molte altre Tradizioni religiose) producono, supportandosi a vicenda.
Oggi una feconda collaborazione fra Islam e Cristianesimo ha dinanzi a sé spazi colossali: la tutela della famiglia e del fondamento religioso della convivenza umana; la risposta alla globalizzazione economica ed al saccheggio delle risorse del pianeta; la difesa delle identità concrete.
Spazi assolutamente nuovi in quanto tipici del mondo post-moderno, ma di una grandezza tale da non far rimpiangere l'immensa grandezza del tempo delle Crociate: essi annunciano, in fondo, il tempo degli Idoli, che è anche il tempo della lotta contro il dajjal, l'anticristo della tradizione cristiana.  

 

Si ricorda che Adolfo Morganti sarà tra i relatori del convegno internazionale sulla figura dell’Imam Khomeini che si terrà a Roma il 4 giugno 2016 presso Hotel Best Western (zona stazione Tiburtina). Il convegno è organizzato dal Centro Studi Internazionale Dimore della Sapienza in collaborazione con Irfan Edizioni, Istituto Culturale della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma, Unione delle Associazioni Islamiche degli Studenti – Italia, Libreria Raido e Associazione Identità Europea, quest’ultima presieduta proprio dal prof. Morganti. Per maggiori informazioni potete contattare la segreteria organizzativa del convegno: dott. Giuseppe Aiello, tel 3297223003.
 
 

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