«L’Iran resta una potenza regionale nonostante le difficoltà economiche»




Di seguito riportiamo l’intervista concessa al “Corriere del Ticino”, principale quotidiano in lingua italiana della Svizzera, da parte di Ali Reza Jalali
4 maggio 2016, pagina 4 (Sezione politica estera)
Intervista a cura di Osvaldo Migotto
 
 
 
 
Al secondo turno delle legislative iraniane i riformisti del presidente Rohani hanno ottenuto la maggioranza in Parlamento. Cosa cambierà ora nel Paese? Abbiamo intervistato Ali Reza Jalali, studioso di Iran e Medio Oriente. I riformisti hanno vinto, ma in Iran vi sono diversi centri di potere. Pensa che vi sarà una convivenza pacifica tra le varie istituzioni o vi è il rischio di lotte intestine?
«Il rischio di lotte intestine c’è sempre, ma bisogna dire che l’attuale Governo ha saputo creare un equilibrio interno tra le varie spinte che giungono dalla società ma soprattutto dalle istituzioni. Vedo, nonostante i problemi che ci sono sempre, un approccio molto moderato e pragmatico da parte dell’attuale Esecutivo che è riuscito in questi tre anni a tenere insieme forze opposte. Ciò che il precedente Governo, a causa di un approccio più unilaterale e intransigente, non era riuscito a fare. L’attuale Esecutivo appare dunque più pacato non solo in politica estera ma anche in politica interna, e mostra una maggiore attenzione nei confronti dei vari centri di potere».
I conservatori continuano a criticare Rohani per l’intesa con gli USA sul nucleare iraniano che, a loro avviso, ha portato a un ridimensionamento del settore senza aver ottenuto nulla di concreto in cambio. Come si vive a Teheran dopo la firma dell’accordo con il Gruppo 5+1?
«Un esponente del Governo iraniano le risponderebbe che è vero che sono stati raggiunti degli accordi, è vero che il petrolio iraniano ora è venduto sui mercati internazionali, anche se a prezzi irrisori, ma non c’è stata un’effettiva incisività sulla situazione economica iraniana per quanto riguarda la disoccupazione o la crescita economica. Le direbbe anche che gli accordi raggiunti per avere un impatto necessitano del tempo, anche se sono stati sbloccati dei soldi iraniani prima trattenuti all’estero. Gli iraniani hanno dato un mandato al presidente Rohani che è soprattutto un mandato economico. Nel momento in cui lui non dovesse riuscire ad ottenere quello che aveva promesso tre anni fa in campagna elettorale, tra un anno si potrebbero aprire nuovi scenari. Tuttavia per ora al Governo è andata bene, vediamo come proseguirà».
Dopo la firma dell’accordo internazionale sul nucleare iraniano a Teheran erano arrivate delegazioni di Paesi occidentali interessate ad investire in Iran. Si è poi visto qualcosa di concreto?
«Diciamo che anche recentemente vi sono state importanti delegazioni iraniane ricevute in Europa e delegazioni di Paesi europei recatesi in Iran. Anche la Svizzera rappresenta sempre un importante crocevia per gli scambi economici bilaterali Iran-Europa. Quindi per muoversi i rappresentanti del mondo economico iraniano ed europeo si sono mossi firmando, sulla carta, accordi con cifre anche importanti. Nel viaggio di Rohani in Italia sono ad esempio stati siglati accordi di poco inferiori ai 20 miliardi di dollari, una cifra stratosferica nei normali scambi bilaterali. Tuttavia al momento tutto è ancora sulla carta, bisogna dunque attendere per vedere gli sviluppi concreti».
Il calo del prezzo del petrolio ridimensiona le aspettative di Teheran in ambito economico. Ciò ridurrà la forza dell’Iran nell’eterno braccio di ferro con l’Arabia Saudita per l’egemonia regionale?
«Da un lato dire che il calo del prezzo del petrolio non ha conseguenze negative per Teheran sarebbe scorretto, dall’altro lato però l’esperienza degli ultimi anni ci ha insegnato che l’isolamento economico dell’Iran non ha avuto un effetto diretto sulla sua capacità espansionistica regionale, soprattutto dal punto di vista militare. Negli ultimi 5 anni, nonostante le sanzioni economiche internazionali, il Paese ha mostrato una fortissima attività regionale. Si pensi all’Iraq, si pensi alla Siria e allo Yemen. Quindi apparentemente, nonostante le difficoltà economiche, Teheran ha mostrato di saper gestire bene le sue risorse. Per cui con un investimento minimo l’Iran ha mostrato di saper ottenere il massimo risultato possibile nello scenario regionale».

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