Grazie ai voti favorevoli dei paesi occidentali i sauditi saranno membri della Commissione Onu per i diritti delle donne

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G. Rossi

L’Arabia Saudita è stata nominata membro della Commissione per i Diritti delle Donne dell’ONU.

L’organismo si chiama “Commission on the Status of Women” (CSW) ed è il principale strumento intergovernativo dedicato alla promozione della parità di genere e all’empowerment femminile.

È stato istituito nel 1946 in seno al Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) e la sua funzione è di evidenziare lo stato della condizione femminile nel mondo e promuovere gli standard globali a cui le nazioni devono attenersi.

 L’ingresso dell’Arabia Saudita nella Commissione rappresenta uno scandalo che getta l’ennesima luce fosca sull’ONU e e sui diversi organismi che lo compongono.

 Hiller Nueller, direttore esecutivo di UNWatch l’organizzazione che monitora l’attività della Nazioni Unite, ha dichiarato che “eleggere l’Arabia Saudita per proteggere i diritti delle donne è come mettere un piromane a capo dei Vigili del Fuoco” ed ha aggiunto che tutto ciò “è assurdo e moralmente riprovevole” perché “la discriminazione saudita contro le donne è grave e sistematica nella legge e nella pratica”.


In genere i membri della Commissione vengono concordati tra i 54 paesi membri che compongono l’ECOSOC; ma questa volta si è scelto il voto a scrutinio segreto, prassi non consuetudinaria, su richiesta degli Stati Uniti (come rivela il video della seduta); perché?
 
I paesi eletti dai 54 delegati dell’ECOSOC sono 13, si aggiungeranno ad altri già presenti (secondo un complesso sistema di rotazione) e rimarranno in carica dal 2018 al 2022; tra questi l’Arabia Saudita è quello che ha ricevuto meno voti: solo 47 mentre tutti gli altri paesi sono stati votati all’unanimità (o al massimo con un voto di meno come Kenya, Turkmenistan e Nicaragua che hanno ricevuti 53 voti).

Questo dimostrerebbe che lo scrutinio segreto è servito agli Usa per far passare una nomina fortemente contrastata in seno alle Nazioni Unite.

Inoltre, secondo Nueller, almeno 5 nazioni europee dell’ECOSOC hanno votato a favore dell’Arabia Saudita, ma non è ovviamente possibile sapere chi; tra queste potrebbero esserci Italia, Germania, Francia o Gran Bretagna.


L’Arabia Saudita è una delle teocrazie più oscurantiste del mondo, regime repressivo primo per violazione dei diritti umani, condanne a morte senza garanzie di diritto, applicazione della tortura, persecuzione delle minoranze religiose.

Secondo i dettami del wahabismo, interpretazione estrema del Corano, le donne non hanno alcun diritto civile e non possono esercitare alcun tipo di attività sociale e pubblica se non alla presenza di un uomo tutore.

Eppure tutto questo all’Arabia Saudita si perdona: ai suoi regnanti, i francesi donano la Légion d’Honneur, gli americani le medaglie della Cia per l’impegno contro il terrorismo ben sapendo che l’Arabia Saudita è il principale sponsor dei gruppi jihadisti sunniti, il fiancheggiatore fuori dai propri confini di Al Qaeda e Isis, e il finanziatore dell’integralismo salafita che inquina l’islam europeo nelle moschee e nelle scuole coraniche dove imam sauditi predicano l’odio e la distruzione dell’Occidente.

Ma l’Arabia Saudita è anche il principale alleato in Medio Oriente di Usa, Gran Bretagna e Francia e uno dei loro principali partner economici oltre che fondamentale acquirente della industria delle armi.

Un anno fa Wikileaks svelò gli accordi segreti con i quali la Gran Bretagna ha barattato il proprio voto in sede Onu per garantire un seggio all’Arabia Saudita nella Commissione Diritti Umani (UNHCR) dove oggi i sauditi siedono.
 
Questo, nonostante l’Arabia Saudita stia guidando una guerra criminale nello Yemen, denunciata da molte organizzazioni internazionali, con bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile e violazione delle più elementari regole del diritto internazionale; sotto la protezione militare e politica di Usa e Gran Bretagna, grandi sponsor dell’intervento bellico.

Insomma i famosi diritti umani non negoziabili con cui le democrazie occidentali i loro media e i loro intellettuali si riempion.o la bocca, per l’Arabia Saudita non valgono. Perché i diritti umani sono importanti ma i petrodollari, gli accordi commerciali e gli investimenti finanziari, lo sono di più.

 http://www.occhidellaguerra.it/sauditi-difendere-diritti-delle-donne/

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