Ali Reza Jalali
Senza ombra di dubbio la guerra tra Russia e Ucraina ha segnato la politica
internazionale in modo netto, in quanto questo è il primo conflitto importante
che vede contrapposti la Russia e l’Occidente dalla fine della Guerra fredda.
E’ vero che in passato l’erede dell’URSS ha avuto screzi e malintesi con gli
Stati Uniti e con l’Europa, ma mai i rapporti tra questi attori avevano subito
un peggioramento del genere, nemmeno ai tempi della guerra in Siria dove
l’Occidente e Mosca sostenevano apertamente parti avverse presenti nel Paese
arabo.
Secondo molti la guerra in Ucraina segna la fine dell’unilateralismo
americano a favore dell’affermazione del multipolarismo che vede ormai gli
Stati Uniti e l’Europa come uno dei fronti in campo nella politica mondiale e
non più come gli unici attori capaci di influnzare gli eventi globali.
Inoltre, per la prima volta da alcuni decenni, le potenze orientali coma la
Cina e in parte la stessa Russia, si ergono come contrappesi credibili e
efficaci dell’Occidente, facendo così aumentare anche il peso specifico di
alcune medie potenze non necessariamente allineate a Washington, le quali
pretendono maggiore visibilità nello scacchiere internazionale. Paesi dell’area
musulmana come la Turchia o l’Arabia Saudita e i membri del gruppo BRICS
cercano nuove strategie da attuare, compatibili con un nuovo mondo in cui
progressivamente gli USA sono una potenza alla pari con la Cina e la Russia e
non più l’unico padre padrone del globo.
In una situazione del genere la Repubblica Islamica dell’Iran, pur cercando
di mantenere a livello diplomatico una sorta di non allineamento nel conflitto
tra Mosca e Kiev, ha cercato di cogliere l’occasione a proprio vantaggio, di
fatto avvicinando di molto le istanze russe a quelle persiane. Se da un lato
Russia e Iran hanno sempre condiviso la preoccupazione per l’espansionismo
americano, queste posizioni si sono avvicinate durante la guerra in Siria,
vicenda nella quale iraniani e russi hanno sostenuto anche con l’uso della
forza militare il governo di Assad.
La guerra contro Kiev ha saldato ulteriormente le strategie di Mosca e
Teheran; come confermato anche dai vertici iraniani negli ultimi tempi, la
Russia – secondo il punto di vista della Repubblica Islamica – è stata
costretta obtorto collo a intervenire in Ucraina, visto che l’espansionismo
della NATO non ha accennato minimamente a fermarsi e ogni passo in avanti
dell’Occidente verso i confini russi ha avuto come conseguenza
l’indietreggiamento di Mosca.
Questa politica un giorno doveva cambiare, visto che di quel passo presto
l’Ucraina sarebbe entrata nella NATO, rischiando così di isolare Mosca presso i
propri confini occidentali; la NATO in questo modo avrebbe accerchiato la
Russia da nord (Paesi baltici) e da sud (Mar Nero), situazione che avrebbe
portato la Russia a dover sopportare la presenza militare occidentale
all’interno dell’ex spazio sovietico. Secondo le autorità iraniane la Russia ha
invaso l’Ucraina per difendersi da future ulteriori aggressioni americane.
Ovviamente questa interpretazione assomiglia molto a quella di Putin, per
cui iraniani e russi hanno potuto condividere tale versione dei fatti. Inoltre,
il fatto senza precedenti dell’acquisto di droni iraniani da parte della Russia
è stato un ulteriore tassello per rinvigorire l’alleanza tra i due Paesi. Il
conflitto ucraino ha poi dato man forte all’avvicinamento di Russia e Iran a
livello di collaborazioni economiche, visto che entrambi soffrono delle
sanzioni occidentali.
In poche parole la guerra in Ucraina ha rinsaldato l’alleanza tra Mosca e
Teheran in funzione anti-occidentale e ha fatto aumentare notevolmente le
relazioni militari, strategiche e economiche tra i due Paesi i quali insieme
alla Cina e ad altre potenze emergenti cenrcano una via alternativa al mondo
unipolare americanocentrico. Non è un caso quindi che l’Iran sia da considerare
come uno dei Paesi che ha maggiormente tratto vantaggio dall’invasione russa
dell’Ucraina.
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