Paolo Mieli: "Hamas ha in mano le sorti della guerra"

 Il noto giornalista Paolo Mieli sul Corriere della Sera (https://video.corriere.it/esteri/paolo-mieli-israele-rischio-guerra-civile-metodo-kissinger-una-pace-vera/a077464c-905c-11ee-9247-bf5c6a771d8e) afferma in modo molto lucido che l'attuale guerra in corso a Gaza e la ripresa dei bombardamenti israeliani dopo alcuni giorni di tregua è un conflitto completamente nelle mani di Hamas, in quanto inseguire il gruppo palestinese nei tunnel sotterranei di Gaza è una strategia senza alcuna possibilità di successo. 

Il fatto che anche in Italia tra i sostenitori di Israele cominci a svelarsi un certo pessimismo sull'esito del conflitto (dal punto di vista israeliano) la dice lunga sulla vera situazione della battaglia in corso. 

In un precedente post avevamo detto che gli obiettivi realistici israeliani possono essere diversi, ma il punto centrale è la neutralizzazione della minaccia proveniente da Gaza per Tel Aviv. Fino a quando gli israeliani vedranno Gaza come una roccaforte di gruppi ostili (Hamas, Jihad, ecc.) e la Striscia sarà la base dalla quale partiranno razzi e operazioni contro Israele, lo stato ebraico non potrà dormire sogni tranquilli. 

Per cui, a prescindere dai mezzi usati per mettere in sicurezza Gaza (occupazione militare di una parte o di tutta la Striscia, la deportazione dei palestinesi di Gaza in Egitto o da altre parti, la consegna di Gaza ad Al Fatah sul modello della Cisgiordania ecc.) fino a quando da Gaza partiranno razzi e azioni di guerriglia, Israele non potrà cantare vittoria. 

E' vero che gli israeliani hanno una forza distruttiva maggiore di Hamas - tanto è vero che anche in questo conflitto i morti israeliani contro quelli palestinesi sono poco meno di 2000 (la maggior parte morti il 7 ottobre, una prima volta assoluta per i sionisti) contro 17000 - ma di per se' in guerra questo non è un fatto rilevante strategicamente. Con lo stesso ragionamento dovremmo dire che l'URSS con 20 milioni di morti (piu' di ogni altro paese) non puo' vantare la vittoria nella seconda guerra mondiale sulla Germania, o l'Algeria che ha ottenuto l'indipendeza contro la Francia con il sacrificio di centinaia di migliaia di morti rispetto alle poche perdite francesi, non puo' definirsi vincitrice della guerra di indipendenza. 

Per cui il fatto di avere piu' o meno morti, piu' o meno edifici distrutti, soprattutto in un conflitto basato sulla guerriglia e sulla guerra asimmetrica (aerei contro nessuna contraerea, carri armati ultra sofisticati contro RPG, sistema antimissilistico da miliardi di dollari contro razzi rudimentali) non vuol dire assolutamente nulla a livello strategico. 

Proprio per questo Mieli ha perfettamente ragione quando dice simbolicamente che inseguire Hamas nei tunnel di Gaza non porta da nessuna parte. 

Aggiungiamo noi, cosa puo' fare Israele oltre quello che ha gia' fatto in questi due mesi di conflitto. L'unica cosa che puo' fare e' ammazzare altri bambini e distruggere altri edifici, nulla di piu'. Questi non sono obiettivi strategici, al massimo e' un mezzo per spaventare il nemico e costringerlo alla resa, ma se Hamas voleva arrendersi con questo metodo gia' sperimentato da Israele almeno dal 2009 in poi in diverse occasioni, la resa si sarebbe gia' manifestata in passato e in linea di principio un 7 ottobre per Israele non avrebbe dovuto verificarsi. 

Nel suo intervento Mieli poi afferma che la madre di tutti i problemi per Israele è l'Iran e fino a quando non ci sarà un accordo tra questi due attori non vi sarà alcuna pace duratura per Israele che una volta ogni tot anni dovrà affrontare un conflitto (o con Hamas, o con la Jihad, o con Hezbollah, o con i gruppi della resistenza siriana e irachena, o con gli yemeniti, tutti alleati di Tehran). 

Penso che l'analisi di Mielei sia nel complesso lucida e impeccabile, il problema per i filosionisti è che l'Iran è determinato nel suo progetto generale piu' volte espresso anche dalla Guida suprema: il futuro del Medio Oriente deve essere un futuro senza la presenza militare americana e senza lo stato di Israele. Amen.    

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