100 giorni di guerra tra Israele e Gaza

 Siamo al centesimo giorno di guerra tra Israele e la resistenza palestinese di Gaza e ormai il conflitto ha preso un netto carattere regionale. Analizziamo brevemente i vari fronti: 

Gaza-Israele: Netanyahu ha intenzione di continuare le operazioni militari e circa 25 mila morti sembrano non bastare. D'altro canto Hamas non sembra essere stato sconfitto; è probabile il proseguimento della guerra che entra ufficialmente nel record: mai Israele ha portato avanti una guerra per così tanti giorni. Ma il risultato finale dello scontro difficilmente sarà diverso da quello attuale, ovvero Hamas che rimane a Gaza in un contesto di distruzione e devastazione, ma senza l'eliminazione completa della minaccia proveniente da Gaza per Israele. 

Israele-Hezbollah: il fronte nord dello stato ebraico rimane un grande punto interrogativo. Israele e Hezbollah continuano una guerra controllata con colpi da ambo le parti ma senza eccedere. Le parti si controllano a vista e ogni opzione rimane sul tavolo. 

USA-Yemen: nel Mar Rosso le milizie yemenite di Ansarullah continuano a minacciare le navi israeliane e il commercio mondiale (Europa, India, paesi del Golfo Persico, Turchia, Giappone, Cina ecc...) spaventato dalla situazione preferisce la circumnavigazione dell' Africa rispetto al Canale di Suez, con aumento di costi dei trasporti che nel lungo periodo può avere effetti negativi per le economie di mezzo mondo. D'altronde basterebbe che gli USA fermassero Netanyahu (Ansarullah ha sempre detto che gli attacchi alle navi israeliane finirebbero con la cessazione delle ostilità a Gaza. Ma Biden preferisce (nonostante qualche mal di stomaco) lasciar fare agli israeliani e bombardare (per ora simbolicamente, visto che i siti colpiti sono vuoti) lo Yemen. Ansarullah dice che non mollerà e gli americani ribattono in caso di nuovi attacchi i bombardamenti continueranno. Fino a quando gli USA bombardano il deserto probabilmente Ansarullah non reagirà più di tanto e continuerà a dare fastidio alle navi sioniste in transito. Ma la situazione potrebbe cambiare da un momento all' altro. 

Fronte Siria-Iraq: qui la resistenza islamica irachena e gruppi siriani continuano ad attaccare le basi americane. Questi ultimi rispondo con raid sporadici. Anche qui la guerra è entrata nella fase del deterioramento nel lungo periodo. 

In un contesto Mediorientale come quello descritto, chi tira i fili della resistenza regionale contro USA e Israele è chiaramente L'Iran. Tehran non vuole un conflitto ad ampio volume ma non è detto che disdegni una guerra a bassa intensità nel lungo periodo. In questo modo Israele e USA sono costretti a combattere guerre di logoramento fuori dall' Iran e senza l'intervento diretto della Repubblica Islamica. 

Il che favorisce gli iraniani e crea grossi problemi per Israele, ormai accerchiato su più fronti. Con questo livello di instabilità regionale anche il progetto della Via del Cotone sponsorizzato da USA e Israele che doveva trasportare merci dall' India all' Europa tramite Arabia saudita ed Emirati arabi passando per Israele difficilmente potrà avverarsi nel breve. Qualcuno a Mosca e Pechino, nonostante tutto, è felice. 

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