Secondo il "The Guardian" l'Iran è la principale potenza del Medio Oriente

 Recentemente il sito del quotidiano inglese “The Guardian” ha pubblicato un articolo firmato dal noto analista Simon Tisdall dal titolo “The US isn’t the biggest power in the Middle East any more. Iran is.” (Gli USA non sono più la più grande potenza del Medio Oriente, ma lo è l’Iran”)

Di seguito la traduzione libera e adattata dell’articolo (personalmente non sono d’accordo con ogni virgola di questo testo, ma è pur sempre un ottimo spunto per la riflessione).

 

Il primo di quelli che potrebbero essere molti attacchi aerei guidati dagli Stati Uniti contro i militanti sciiti Houthi appoggiati dall’Iran nello Yemen segna un’altra sconcertante sconfitta della politica occidentale in Medio Oriente – anche se il più cruciale dei quali rimane quello della mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

Combattendo per procura, la posizione dell’Iran nell’attuale scenario regionale si è rafforzato. Infatti la resistenza palestinese, quella di Hezbollah, la resistenza in Iraq e Siria e le milizie yemenite stanno di fatto portando avanti gli interessi iraniani.

Gli iraniani hanno 4 principali obiettivi nella politica estera del Medio Oriente: cacciare gli Stati Uniti dalla regione; mantenere il primato regionale; rafforzare le alleanze chiave con Cina e Russia e opporsi all’occupazione israeliana.

Le reti delle milizie iraniane – “l’asse della resistenza” – operano a debita distanza dal territorio nazionale iraniano e tengono i nemici dell’Iran occupati altrove (Israele deve preoccuparsi dei propri confini e gli americani sono coinvolti nella crisi yemenita in modo diretto e a Gaza in modo indiretto, sul modello dell’Ucraina).

E’ chiaro che se consideriamo la situazione regionale nel suo insieme, quello che stanno facendo Hamas a Gaza, le altre fazioni palestinesi in Cisgiordania e le milizie con sede in Iraq, Libano, Yemen e Siria, dimostra come l’Iran ha messo insieme una coalizione composta da coloro che vogliono sopravvivere all’egemonia degli Stati Uniti in Medio Oriente.

Bombardare le basi Houthi, invece che spingere per un cessate il fuoco, alimenta il conflitto su scala regionale e non cambierà questa realtà. Tutto ciò molto probabilmente alimenterà la narrativa della resistenza anti-occidentale e anti-israeliana di Teheran in tutta la regione.

L’anno scorso l’Iran ha adottato misure pragmatiche per ricucire i rapporti con i rivali arabi del Golfo persico, ripristinando le relazioni diplomatiche con l’Arabia Saudita. Ma è noto che non c’è amore tra Riyadh e Teheran. L’aspetto più significativo dell’accordo è stata la mediazione cinese che tenta così di imporsi in Medio oriente come mediatore accettato da tutti, al contrario degli USA.

Cina e Russia sono i nuovi migliori amici dell’Iran. Ed è questo, più di altri fattori, che ha trasformato le sorti dell'Iran, rendendola una potenza da non sottovalutare.

La guerra in Ucraina e la crisi in corso in Medio Oriente e le sue ramificazioni globali hanno cristallizzato la convinzione già nascente a Pechino e Mosca che la leadership globale degli Stati Uniti, dopo Donald Trump, è in fase di declino.

Da quando Xi Jinping ha preso il potere, più di dieci anni fa, la Cina ha creato sfere di influenza geopolitica ed economica per rivaleggiare e, se possibile, soppiantare quelle degli Stati Uniti. L’Iran è al centro dei piani di Xi. Nel 2021, i due paesi hanno firmato un patto strategico di investimenti ed energia della durata di 25 anni. Sotto il patrocinio cinese, l’Iran ha aderito al gruppo Brics e all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai.

Con la collaborazione di Pechino per eludere le sanzioni, l’Iran vende ogni mese milioni di barili di greggio scontato alla Cina. Dopo anni di stagnazione e disordini politici e sociali interni, l’economia iraniana è in ripresa. A febbraio, Xi ha detto al presidente iraniano, Ebrahim Raisi, che la Cina sostiene la sua lotta contro “l’unilateralismo” degli Stati Uniti.

Con la Russia invece è tutta una questione di armi. L’Iran fornisce droni armati che Mosca usa in Ucraina. Secondo quanto riferito, l'intelligence americana ritiene che il gruppo mercenario russo Wagner abbia intenzione di fornire a Hezbollah un sistema di difesa aerea a medio raggio: una provocazione sorprendente, se fosse vera.

L’Iran, a sua volta, potrebbe presto ricevere in consegna avanzati cacciabombardieri russi Sukhoi SU-35 ed elicotteri d’attacco, il prodotto di una “partnership di difesa senza precedenti”.

Oltre a tutto ciò, il programma nucleare dell’Iran, secondo quanto riferito, sta avanzando rapidamente. Il peggior incubo di Israele, ovvero una bomba atomica iraniana, potrebbe realizzarsi presto.

"Oggi l'aria (che si respira) nella Repubblica islamica è trionfante", hanno scritto gli analisti Reuel Marc Gerecht e Ray Takeyh. “[L’Iran è] sopravvissuto alle sanzioni e alle proteste interne. Con l’aiuto delle grandi potenze alleate, ha stabilizzato la sua economia e ha iniziato a ricostituire le sue difese. Una bomba nucleare è a portata di mano.”

Dopo 45 anni l’Iran è definitivamente il grande protagonista. Sanzionare e minacciare Teheran non ha funzionato. Gli Stati Uniti, la Gran Bretagna – e Israele – affrontano un formidabile avversario, parte di un’alleanza globale triangolare (con Russia e Cina) sostenuta da potenti milizie regionali e potenza economica. Se si vuole evitare un conflitto più ampio è necessario un nuovo approccio diplomatico.



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