Mentre tutti si aspettavano l'apertura del fronte libanese, Netanyahu decide di avanzare all'estremo sud di Gaza

 Ormai sembra chiaro che il prossimo fronte della guerra in Medio Oriente non sarà quello libanese, ma sarà quello del confine tra Gaza ed Egitto. Infatti Netanyahu ha annunciato l'operazione di terra a Rafah, nel sud della Striscia, nonostante la contrarietà degli egiziani, preoccupati per una eventuale invasione del Sinai da parte dei profughi palestinesi in fuga dal sud di Gaza. 

In effetti questa operazione che secondo Netanyahu durerà circa un mese, potrebbe avere come vero obiettivo più che la distruzione di Hamas (cosa reputata impossibile anche dagli 007 USA, come svelato da un recente report), la deportazione forzata dei palestinesi di Gaza in Egitto. 

Se Israele riuscisse a mandare via una parte consistente degli abitanti di Gaza (ad esempio un milione di persone, circa il 50 per cento dei Gazawi), potrà dire di aver raggiunto un obiettivo non marginale, vista l'importanza della questione demografica per l'esistenza dello stato ebraico. 

A oggi, secondo fonti sioniste, gli ebrei sono diventati minoranza nei territori della Palestina storica (Israele, Gaza, Cisgiordania). La deportazione di una parte degli abitanti di Gaza riporterebbe gli ebrei in vantaggio (almeno per un po' di tempo). Il che per lo stato degli ebrei sarebbe comunque un buon risultato. Per cui la battaglia che si profila a Rafah più che essere tra Israele e Hamas, è tra Israele e la voglia dei palestinesi di continuare, nonostante le difficoltà, ad esistere come nazione, per non fare la fine dei pellerossa. 

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