“GAZA, APOCALISSE UMANITARIA”. IL RACCONTO DELL’ON. STEFANIA ASCARI IN MISSIONE AL CONFINE COL VALICO DI RAFAH

 Fonte: Cesem 

https://www.cese-m.eu/cesem/2024/05/gaza-apocalisse-umanitaria-il-racconto-dellon-stefania-ascari-in-missione-al-confine-col-valico-di-rafah/

A cura della Redazione del Centro Studi Eurasia Mediterraneo

“L’apocalisse”. Questo il termine che l’On. Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle usa per definire quanto ha assistito durante la sua missione al confine con Rafah, a due passi da quella Striscia di Gaza, martoriata dai bombardamenti Israeliani. Una situazione – e sono le sue parole a descriverla – di annientamento di un popolo, quello palestinese, che prosegue davanti all’inerzia della Comunità Internazionale, che condanna, ma non si impone e non interviene. “Chi non lo vede è perché non vuole vederlo”, dice l’on. Ascari, come pure la pericolosa escalation che rischia di innescare – e gli episodi non sono mancati… – l’intera Regione vicino orientale.  

Che genere di situazione ha trovato all’arrivo al confine con RafahCome procedeva, se procedeva il flusso degli aiuti umanitari? Quante persone facevano uscire dai territori? Chi è riuscito ad uscire cosa ha raccontato a riguardo.

L’apocalisse. L’assedio israeliano ha causato una catastrofe umanitaria a Gaza senza precedenti con intere aree rase al suolo e una popolazione che continua a morire di fame e per inadeguate cure sanitarie oltre che sotto le bombe. Migliaia e migliaia di aiuti umanitari sono, infatti, bloccati dalle autorità israeliane a pochi chilometri da Rafah, una chiara dimostrazione dell’intenzione di Israele di affamare e annientare la popolazione palestinese usando la fame come arma di guerra.

Il prezzo altissimo pagato dalla popolazione (decine di migliaia di morti e feriti), e le condizioni disumane per gli intrappolati all’interno della Striscia di Gaza: perché non si trovano soluzioni? perché non si riesce a mettere fine al massacro secondo lei?

Perché in Occidente per molto tempo sulla questione palestinese ha sempre prevalso un doppio standard che ha portato a minimizzare le sofferenze dei palestinesi e a disumanizzarli. Sono certa che se in qualsiasi altra parte del mondo si fosse verificato ciò che sta accadendo a Gaza con oltre 30mila morti in poco più di sei mesi, la comunità internazionale sarebbe intervenuta con molta più decisione per la pace e il cessate il fuoco.

Gli Usa condannano, ma poi proseguono nel sostegno all’alleato israeliano, Nazioni Unite di fatto impotenti: cosa è saltato a suo parere, rispetto ad una crisi che continua ad aggravarsi?

Le parole di condanna non bastano se poi nei fatti si continuano a fornire armi a Israele e quindi si allontana la prospettiva del cessate il fuoco. La pace si può costruire solo con la pace, favorendo la diplomazia e i negoziati, non con le armi

L’Unione Europea e l’Italia restano solo spettatori? Hanno intuito e capito il disastro umanitario in corso?

Il disastro umanitario è sotto gli occhi di tutti. Chi non lo vede è perché non vuole vederlo. Più volte abbiamo esortato il Governo Meloni a prendere una posizione forte e chiara contro i crimini e le violazioni del diritto internazionale commessi da Netanyahu, ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Ora chiediamo che l’Italia ripristini immediatamente i fondi a UNRWA, alla luce del report della Commissione indipendente ONU che testimonia come Israele non abbia mai fornito prove a supporto delle gravi accuse di collusione con Hamas rivolte a UNRWA, l’agenzia da cui dipendono la fornitura e la vita di 2 milioni di palestinesi a Gaza e 4 milioni di rifugiati palestinesi in Siria, Giordania e Libano.

Che genere di ripercussioni potrebbe avere sui paesi confinanti e sulla regione anche dopo il botta e risposta tra Israele e Iran?

Esiste il rischio di un allargamento del conflitto e sarebbe drammatico. Una possibile terza guerra mondiale ormai fa parte dei nostri discorsi quotidiana e questo è intollerabile.

Cosa porta con sé di questa esperienza, dell’aver visto e soprattutto toccato con mano quanto sta avvenendo e cosa si prone di fare?

Vedere con i propri occhi elimina ogni filtro, il contatto con la realtà in tutta la sua crudezza è diretto, alimenta l’empatia e la voglia di impegnarsi attivamente per la pace. Spesso i giornali ci parlano di numeri e il conteggio delle vittime smette presto di impressionare e di scuotere le coscienze. Non bisogna mai dimenticare che non parliamo di numeri, ma di persone, tra cui migliaia e migliaia di bambini. Non perdiamo la nostra umanità.

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