Il "Fratello Musulmano" Erdogan definisce Tabriz come parte della "geografia spirituale" turca

 Qualche giorno fa Hakan Fidan in una intervista rilasciata ai media internazionali aveva di fatto messo in guardia l'Iran circa eventuali ingerenze di Teheran negli affari siriani, puntando evidentemente a stimolare le faglie etniche panturche nelle zone a nord ovest dei confini iraniani. 

Ieri Erdogan ha rincarato la dose definendo Tabriz come parte della "geografia spirituale" turca. 

Dopo la caduta di Assad in Siria le relazioni tra Ankara e Teheran sembrano aver subito un peggioramento. I turchi a ragione o a torto si sentono i vincitori della contesa nel Levante arabo e ciò ha permesso ad Ankara di atteggiarsi da potenza vincitrice nei confronti della Repubblica Islamica. 

Nel suo discorso Erdogan ha detto che lo spirito dei "martiri" della Battaglia di Gallipoli (evento mitico per i turchi che riguarda la prima guerra mondiale) oggi è vivo nella "geografia spirituale" di una sorta di nuovo impero ottomano che avrebbe come sue capitali città come "Gerusalemme", "Aleppo", "Mousul" e "Tabriz".

Queste affermazioni che sono di fatto un mix di nazionalismo turco e islamismo sunnita legato alla Fratellanza Musulmana mettono bene in luce l'obiettivo geopolitico turco noto come neo-ottomanesimo. Tale dottrina oggi in Medio Oriente è il principale contendente dell'Iran e degli israeliani. 

(Recentemente ho scritto un articolo pubblicato sul sito della rivista Eurasia riguardo alla competizione regionale tra Turchia, Iran e Israele. Chi fosse interessato ad approfondire il tema può leggere tale articolo)

Nota: Tabriz è la più grande città abitata dai turchi azeri in Iran: essa è situata nel nord ovest dell'Iran e in passato è stata occupata e saccheggiata dagli ottomani. 

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